Ieri a Rubano l’addio a Gabriela Serrano, vittima come Lidija Miljkovic della furia violenta di Zlatan Vasiljevic
A distanza di quasi una settimana dal funerale di Lidija Miljkovic, anche Jenny Gabriela Serrano, vittima della furia violenta di un uomo divenuto killer di due donne in precedenza sue compagne, è stata salutata per sempre ieri a Rubano (Padova). Lì dove viveva con le due giovani figlie, con la cerimonia cristiana che ha preceduto la sepoltura. Tante le persone che hanno voluto essere presenti in chiesa parrocchiale a Sarmeola per mostrare vicinanza ai familiari della 46enne, la cui vita è terminata all’improvviso lo scorso 8 giugno. Tra loro parecchi vicentini, tra gli altri l’assessore alle Pari Opportunità del Comune di Vicenza Valeria Porelli a mostrare la vicinanza della città divenuta triste teatro della morte delle due donne.
Gabriella, venezuelana d’origine, è stata uccisa da un colpo di pistola alla testa sparato da Zlatan Vasiljevic. Con la stessa – detenuta illegalmente – arma il 42enne bosniaco ha poi freddato l’ex moglie e madre dei loro due figli, a Vicenza, per poi suicidarsi nell’auto di Gabriela in una piazzola sulla tangenziale che lambisce il capoluogo.
La necessità di acquisire elementi utili alle indagini e ricostruire la successione delle azioni dell’assassino ha determinato il prolungarsi dell’attesa a due settimane per la celebrazione del funerale della donna. Venerdì mattina della scorsa settimana, invece, si è svolto il rito di commiato da Lidija, che si è tenuto nella chiesa di San Luca a Vicenza. Affranta anche la comunità di Schio, dove vivono i genitori e nonni dei due figli, un maschio e una femmina, e dove per alcuni anni la bionda vittima di Vasiljevic si era rifugiata dopo i maltrattamenti subiti dal marito, il quale aveva scontato la pena a lui comminata per quelle violenze.
Fiori bianchi per la 46enne sudamericana Jenny Gabriela Serrano Parra, questo il suo nome completo, che ha ricevuto il tributo di lacrime e preghiere da parte di chi ha partecipato alla messa in suo suffragio. Presente anche l’ex compagno insieme alle figlie adolescenti vestite di nero per il grave lutto. Anche loro vittime della violenza cieca e perentoria altrui, di un uomo problematico che si è arrogato una sorta di diritto di porre fine in maniera barbara e crudele alla vita di due madri che, in diversi anni, erano state al suo fianco. La “prima” attirandola con l’inganno – Gabriela – e l’altra attendendola sul posto di lavoro nel quartiere della Gogna a Vicenza, tenendole un vero e proprio agguato e ammazzandola in strada.
Entrambe uccise a sangue freddo premendo il grilletto di una delle due pistole – oltre alla granate – che il bosniaco si era procurato, con l’evidenza dei tragici fatti a dimostrare la preparazione a tavolino del suo lucido progetto sanguinario. Un doppio femminicidio che ha frantumato la serenità di due famiglie, salito alla ribalta delle cronache nazionali che ogni giorno purtroppo raccontano di vicende drammatiche analoghe. “Noi maschi abbiamo dei problemi, non si sa da cosa dipendano – ha detto durante l’omelia il celebrante don Carlo Cavallin -, forse siamo cresciuti meno rispetto al genere femminile. C’è un’immaturità, una violenza, un’incapacità di saper usare i linguaggi umani dell’amore e del rispetto e della dignità che porta a queste tragedie.”