In formazione 100 nuovi medici “di famiglia”, 14 sono vicentini. Al via il corso regionale
La “corsa” al reclutamento dei nuovi medici di famiglia parte da Mestre, dove ieri è stato inaugurato invece il nuovo corso triennale con 100 aspiranti dottori di Medicina Generale da inserire nella rete territoriale dopo il ciclo di formazione che prevedono le norme sancite dal servizio sanitario nazionale. Un nuovo plotone in prima linea per l’assistenza al cittadino utente e paziente, e che va ad aggiungersi a chi ha dato adesione negli anni precedenti per una prospettiva di inserimento di circa 530 figure nel ruolo nei prossimi tre anni, su base regionale. Tra i frequentanti, ovviamente, una consistente quota di vicentini, vale a dire 14 giovani medici per il solo primo anno, da quarta provincia più rappresentata dopo Padova (24 iscritti), Verona (23) e Treviso (19).
Martedì mattina, con “battesimo” dell’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, si è aperto il 20° Corso di Formazione per Medici di Medicina Generale, organizzato ora dalla Scuola di Sanità Pubblica al Padiglione Rama dell’Ospedale di Mestre.
Il percorso intrapreso dai candidati ammessi consta di 4.800 ore di frequenza, delle quali 3.200 da dedicare alla pratica sul campo e in affiancamento a colleghi esperti. Al termine del percorso formativo, a seguito del superamento del colloquio finale, verrà rilasciato un diploma necessario per l’esercizio dell’attività di medico di medicina generale. “Per questi 100 che partono – così si è espressa Lanzarin di fronte alla platea di medici in formazione – altri 100 del corso precedente si sono appena diplomati e, contando gli ultimi tre 3 corsi, stiamo per avere altri 530 futuri inserimenti. Sulla medicina territoriale – ha aggiunto – stiamo mettendo tanta attenzione per affrontare la sfida del futuro legata all’aumento dell’età dei pazienti, alle cronicità, all’integrazione tra ospedale e territorio”.
Guardando al futuro, Lanzarin ha annunciato che “abbiamo in itinere una riorganizzazione che vede gli Mmg in contesti organizzati, per agevolare anche la parte amministrativa, che oggi è pesante. Sul territorio – ha proseguito – ci sono ancora molte zone carenti, prive di di dottori, ma l’organizzazione su cui stiamo lavorando può fare la differenza, permettendo ai medici di operare insieme, condividere i contesti e le professionalità, di avere anche strumentazioni, il che sostiene il loro lavoro ma aiuta anche a essere più vicini all’utente finale e avere più tempo per assisterlo”.