Infortuni sul lavoro, da gennaio a maggio decessi in aumento rispetto al 2021
Sono in aumento, in questi primi cinque mesi dell’anno, i morti sul lavoro. Rispetto al 2021, quando furono 35 i dipendenti deceduti, da gennaio a maggio gli infortuni con decesso risultano 38, nell’intero paese sono 268. Numeri allarmanti che decretano una preoccupante crescita di mortalità, le vittime accertate sono perite sia durante l’orario lavorativo che nel tragitto casa-azienda. Il Veneto rimane, dunque, al secondo posto della triste graduatoria nazionale secondo la mappatura dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre.
“Approdare in zona arancione è un risultato assai sconfortante. Significa che il rischio di mortalità sul lavoro, cioè il rapporto tra infortuni e popolazione lavorativa, è più che preoccupante, superiore alla media nazionale – spiega Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering di Mestre – anche perché il Veneto così non fa altro che avvicinarsi alla zona rossa. Tra l’altro è opportuno precisare che in questi numeri sono quasi completamente spariti gli infortuni mortali per Covid. Nel primo quadrimestre del 2021 erano 13 su 26. Nel 2022 1 su 27. Ciò fa concludere che gli infortuni mortali accaduti durante il lavoro, esclusi i casi COVID, sono aumentati ancor di più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. E sono addirittura aumentati rispetto ai primi cinque mesi del 2019, pre-pandemia, quando erano 31, contro i 38 di quest’anno. Si tratta di una drammatica inversione di tendenza, soprattutto considerando che il Veneto negli ultimi 4 anni aveva incidenze di mortalità che lo collocavano sempre tra la zona bianca e la zona gialla, e quindi tra le regioni più virtuose a minor rischio di mortalità”.
“L’indice di incidenza della mortalità è lo strumento di indagine più efficace per spiegare l’emergenza in tutte le regioni mese dopo mese – sottolinea ancora il Presidente dell’Osservatorio mestrino – perché è proprio il rapporto tra numero di infortuni e popolazione lavorativa che riesce a decretare il livello di sicurezza dei lavoratori”.
Per agevolare la lettura dei dati, l’Osservatorio mestrino ha ideato ed elaborato la mappatura del rischio di morte sul lavoro, dividendo l’Italia a colori proprio alla stregua della mappatura utilizzata durante l’emergenza pandemica. La zona arancione, quella in cui rientra il Veneto, è la fascia che, dopo la rossa, raggruppa le regioni con l’incidenza tra le più alte per gli infortuni mortali sul lavoro e dunque superiore alla media nazionale. Da gennaio a maggio 2022, infatti, il Veneto ha un’incidenza infortunistica di 13,5, compresa tra il valore medio nazionale ed il 125% dell’incidenza media nazionale, che si attesta a 11,9 morti sul lavoro ogni 1.000.000 di occupati.
E’ Rovigo la provincia veneta in cui i lavoratori rischiano di più (indice di incidenza pari a 32,3 contro una media regionale di 13,5). Seguono: Belluno (23,3), Verona (19,8), Vicenza (18,7), Venezia (17,2), Padova e Treviso (2,6), Per quanto riguarda il numero dei decessi in occasione di lavoro nei primi cinque mesi del 2022 sono 28 e vengono rilevati in provincia di: Verona (8), Vicenza (7), Venezia (6), Rovigo (3), Belluno (2), Padova e Treviso (1).
Nei primi cinque mesi dell’anno crescono del 43,2% le denunce di infortunio totali: erano 27.177 a fine maggio 2021, sono 38.936 nel 2022. Sanità, Attività manifatturiere e Trasporti sono i settori più colpiti. Alla provincia di Treviso la maglia nera in regione per il più elevato numero di denunce totali di infortunio: 7.775. Seguono: Vicenza (7.692), Verona (7.168), Venezia (7.164), Padova (6.102), Belluno (1.592) e Rovigo (1.443). Infine sono 16.784 le denunce delle donne lavoratrici e 22.152 quelle degli uomini.