L’appello di Matteo (e Stefano) alla sanità veneta: “Esami a domicilio per i pazienti allettati”
Nel giorno dei funerali di Stefano Gheller, simbolo vicentino della rivendicazione del diritto alla libera scelta sul tema delicato del suicidio assistito (è mancato giovedì scorso all’ospedale di Bassano del Grappa per complicanze respiratorie), fa riflettere il messaggio via post sulla pagina personale lanciato da Matteo Faresin, giovane padre e ai tempi della diagnosi ex calciatore semiprofessionista, affetto da Sla dall’età di 31 anni.
“Un compagno di stanza forse più testone di me“, e con il quale condivide prima e da ora forse ancor di più una proposta di fatto già un progetto, un “obiettivo” come ha scritto nei giorni scorsi l’oggi 35enne originario di Marostica (vive con la compagna e il figlio a Breganze) riferendosi al compianto Stefano: che Matteo saluta dalla sua casa, dopo aver appreso della morte dell’amico da uomo sempre vigile su quello che accade intorno, lucido, propositivo ed energico nel “dire la sua”.
Un’idea che è una necessità ma anche esortazione, rivolta alle autorità che amministrano la sanità in Veneto, e che consiste nel predisporre la possibilità di effettuare esami diagnostici a domicilio di pazienti costretti a letto per le patologie debilitanti di cui soffrono. Come è per Matteo, ma come lui svariate decine di persone nelle stesse condizioni solo nella nostra regione. Un fonte di disagio che, nel 2024 e con le moderne tecnologie applicate al settore della radiologia, potrebbe evitarsi. Lo spunto legato agli esami diagnostici domiciliari, dopo un personale ricordo riservato a Gheller del quale stamattina si celebra la cerimonia di saluto a San Giuseppe di Cassola, proviene per analogia dalle condotte già sperimentate ad esempio nelle case di riposo. Apparecchiature per Rx portatili ne sono un esempio. E potrebbero aprire una nuova frontiera sanitaria.
“Ho un colpo da fare – scrive in uno stralcio del post che riportiamo interamente in calce – perché nella mia malattia, è stato e continua ad essere un problema il trasporto sulle tavole in legno, chiamate barella, e quindi, devo fare una proposta. Ed entrambi, abbiamo da guadagnare, a mio parere. Ed è la seguente: ho il forte desiderio di riuscire ad organizzare una lastra di Rx, ma a domicilio, e come riuscite ad andare nelle Rsa, o nelle case di riposo, non riesco a capire il motivo per cui non si possa organizzare a domicilio, per pazienti allettati!. Io e Stefano Gheller, abbiamo troppa voglia di realizzare questo obiettivo”.
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità, e Carlo Bramezza, dirigente in capo dell’Ulss 7 Pedemontana di cui proprio Matteo è utente e paziente, sono i destinatari del messaggio, giunto a destinazione. In nome anche di Stefano Gheller.