Le predazioni dei lupi di montagna “sbarcano” a Venezia. Ieri il vertice: “no estremismi”

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Due lupi "notturni" ripresi nelle fototrappole nel vicentino (foto d'archivio)

Il tema del lupo emerge anche in Laguna dove ieri, a Venezia a Palazzo Balbi sede della Regione Veneto, si è tenuto un incontro tra amministratori del territorio con al centro del dibattito le problematiche della montagna. Delegazione vicentina “capitanata” da Andrea Nardin, presidente della Provincia, accompagnato dai sindaci locali di Arsiero, Caltrano, Torrebelvicino, e dall’Altopiano Asiago Rotzo ed Enego.

Una rappresentanza, visto che le tematiche affrontate riguardano da vicino più Comuni delle fasce pedemontane e montane di confine con il Trentino Alto Adige. L’appuntamento in programma ha affrontato in particolare le ricadute sul piano economico e sociale delle predazioni portate dai carnivori selvatici verso i capi dall’allevamento, intensificatesi negli ultimi mesi come risulta dai dati espressi in questa sede.

La popolazione dei lupi su scala nazionale è salita nelle stime a circa 3 mila esemplari, con incremento proporzionale anche dei danni sul piano dei danni economici. Guardando ai dati ufficiali disponibili per il solo Veneto, 101 le predazioni verificate nell’anno 2023, ma sono già 90 quelle denunciate nell’anno in corso. Le previsioni, insomma, portano a ipotizzare un aumento delle predazioni nell’ordine fino 100% entra la fine del 2024.

L’incontro a Palazzo Balbi

Dopo la chiusura dell’incontro, a fare sintesi è stato presidente del Consiglio Regionale, il vicentino Roberto Ciambetti. “Quello dei grandi predatori – dice – del loro contenimento e della convivenza con l’uomo non è un tema che riguarda solo il contesto ambientale. Da tempo è evidente come esso coinvolga i contesti economico ed agricolo. Di conseguenza, per essere affrontato correttamente e senza estremismi, deve essere analizzato tenendo conto delle sue ricadute economiche, agricole e sociali, in stretta connessione col fenomeno dello spopolamento delle aree montane, che si traduce in una perdita di saperi e cultura”. Andrea Nardin nell’intervista video. 

Ieri Ciambetti ha reso noti alcuni dati significativi su questa linea di analisi. In Italia i dati ufficiali Ispra riportavano nel quinquennio 2015-2019 l’impatto stimato dei danni causati solo dai lupi sulle attività economiche in 9 milioni e 697 mila euro. Nell’ultimo biennio, tuttavia la situazione è precipitata, con un aumento degli esemplari, che oggi sono stimati dall’Ispra in 3 mila su tutto il territorio italiano. L’incremento è più forte nelle regioni alpine, in particolare tra Veneto e Trentino. In Veneto, l’ultima relazione tecnica che risale a novembre dello scorso anno riporta il campionamento del biennio 2020-2021 e 2021-2022 e riferisce di 15 branchi, mentre gli ultimi dati relativi agli attacchi, contano 90 casi solo nella prima metà dell’anno quando l’anno scorso erano stati in tutto 101.

A ciò si aggiungono i dati da Polizia provinciale – confermate dagli esperti di fauna selvatica – che dipingono un quadro allarmante segnalando la trasformazione delle abitudini predatorie dei lupi: “la specie ha iniziato a essere stabilmente presente in territori nei quali, fino a qualche anno fa, non lo era – riprende il presidente del Consiglio del Veneto -, lo scorso aprile, a Bruxelles, sono intervenuto alla seduta plenaria del Comitato europeo delle Regioni nell’ambito della quale è stata votata l’adozione del Parere che il Comitato inoltrerà alla Commissione Europea in materia di coesistenza tra uomini e grandi carnivori. Ribadisco quando detto: è necessario modificare la convenzione di Berna, perché in alcune zone la presenza del lupo pone seri problemi alle comunità locali. L’incidenza dal punto di vista economico parla di perdite non solo per le attività agricole ma anche per quelle turistiche. Aggiungo che il danno è anche culturale, con una perdita di un patrimonio malghivo che ha da sempre significato, per il nostro territorio, cultura, oltre che pratiche agricole e zootecniche, e saperi condivisi, e un importante presidio locale. Abbandoniamo estremismi, ragioniamo con equilibrio e coerenza, mettendo in atto piani di controllo e prevenzione, e garantendo così una fattibile convivenza”.