Medici “gettonisti”, emorragia di denaro pubblico: il Veneto fissa un tetto
“Un vero e proprio fiume di denaro quello legato ai professionisti della salute a gettone: nel periodo considerato, il mercato di medici e infermieri esterni ha sviluppato, addirittura, per lo Stato, un costo di circa 1,7 miliardi di euro: non esageriamo affatto affermando che siamo di fronte all’ennesimo vaso di Pandora, un pentolone scoperchiato davanti agli occhi della collettività. E il contenuto non è certo edificante”.
Parole pesanti queste, direttamente da Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, Associazione Nazionale Sindacato Professionisti Sanitari, dopo i dati pervenuti dall’ANAC, Autorità Nazionale Anti Corruzione, relativi ai costi della sanità degli ultimi 5 anni.
“Doverosamente ci chiediamo – prosegue ancora De Palma – come sia possibile sostenere queste spese, laddove le Regioni lamentano sempre di non avere risorse a disposizione, e soprattutto laddove si potrebbe investire maggiormente sui professionisti dipendenti delle nostre realtà sanitarie, la cui valorizzazione economica, invece, viene costantemente ignorata, aprendo la strada a fenomeni come fughe all’estero e dimissioni volontarie che minano nel profondo la stabilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
La situazione in Veneto
Un fenomeno dei medici “gettonisti”, quello riemerso in questi giorni, cioè dell’acquisto di prestazioni sanitarie tramite ricorso a società o cooperative, già da tempo all’attenzione della Regione per i profili di criticità che presenta, oggetto di numerosi interventi, anche nazionali, che consentono oggi di far affermare ai dirigenti regionali che il fenomeno si esaurirà – almeno per quanto riguarda appunto gli ospedali del Servizio sanitario veneto – progressivamente nel corso del 2024 senza pregiudizio per la qualità del servizio.
“Il fenomeno dell’acquisito delle prestazioni sanitarie – spiega l’Assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin – ha rappresentato l’estrema ratio in un momento di grande emergenza. Il Governo, su sollecitazione delle regioni e in particolare proprio del Veneto, ha deciso di abbandonare questa modalità di acquisizione soprattutto per la sua eccessiva onerosità. Pertanto, in attesa che, attraverso un auspicato aumento della partecipazione ai concorsi, le aziende possano assumere personale con contratto di dipendenza, si è ritenuto di valorizzare forme di ingaggio di personale, diverse dalle esternalizzazioni”.
E nella volontà di calmierare questo tipo di mercato, evitando forma di concorrenza tra le locali aziende sanitarie, e conseguentemente contenere la spesa, la Giunta regionale ha deciso di uniformare i compensi riconoscibili ai professionisti, determinando remunerazioni orarie omnicomprensive massime differenziate.
Si tratta di 80 euro per i medici in possesso dei requisiti previsti per l’accesso alla dirigenza per le attività svolte in unità operative di anestesia e rianimazione e terapia intensiva e servizi/unità operative di Pronto Soccorso; di 60 euro per attività svolte in servizi/unità operative diversi da quelli sopra citati, ovvero per i medici in possesso dell’attestato di superamento del corso in emergenza sanitaria territoriale (MEST); per quanto riguarda il compenso riconoscibile ai medici in formazione specialistica, la tariffa oraria è stata infine fissata in 40 euro lordi.