Piano faunistico, domani si vota in Consiglio Regionale tra dubbi e polemiche
Dopo lunghe discussioni, polemiche, proposte e qualche dibattito acceso è arrivata l’ora di votare il nuovo piano regionale che regolamenta, per il prossimo quinquennio, l’attività faunistico-venatoria. Il testo, che verrà approvato domani martedì 18 gennaio, prevede una nuova cartografia dei territori da destinare alla costituzione di nuove aziende agri-turistico venatorie e centri privati per la riproduzione della fauna selvatica. Un argomento che riguarda molto da vicino anche gli amanti della caccia che attendono impazienti le nuove normative per svolgere la propria passione a partire già da quest’anno. Nel testo è presente anche un punto che determina la tutela dei cittadini che vogliono vietare la caccia nei propri terreni.
“Facciamo appello – dichiara Romano Giovannoni coordinatore Enpa Veneto – a tutti i consiglieri regionali affinchè, nella votazione del nuovo Piano Faunistico, prevista per domani, correggano il testo, accogliendo gli emendamenti presentati. Esso, infatti, contiene gravi violazioni della legge nazionale, n.157 del 1992 e delle Direttive europee “Uccelli” e “Habitat “, a cominciare dalla mancata tutela degli uccelli migratori. Chiediamo che siano sostenuti gli emendamenti volti a prevedere un numero consistente di reali oasi di protezione e di valichi montani protetti, ad introdurre misure utili a salvaguardare animali selvatici, nidi degli uccelli e la loro riproduzione, ad inserire norme a tutela dei cittadini che vogliono vietare la caccia nei propri terreni, a identificare chi spara agli animali domestici (cani , gatti e pollame) e alle persone introducendo l’obbligo della pettorina con un codice identificativo”.
Alla vigilia della discussione in aula, i consiglieri regionali dell’Intergruppo per la tutela degli animali e la conservazione della natura, Andrea Zanoni, Anna Maria Bigon (Partito Democratico), e Cristina Guarda (Europa Verde), hanno inviato una lettera al presidente Luca Zaia, sottoscritta anche dalla collega consigliera regionale Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) e dal portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni.
“Non ci sono soltanto le ragioni delle associazioni venatorie, -lamentano i cinque esponenti di minoranza – che nella lettera inviata la presidente Zaia elencano le criticità presenti nel Piano. Innanzitutto, la percentuale di territorio protetto in pianura rimane insufficiente, il 20 per cento è il minimo previsto dalla legge per tutelare l’avifauna, ma in Veneto passa la più importante rotta di migrazione degli uccelli dell’Italia intera e quindi si potrebbe salire fino al 30 per cento, tetto massimo stabilito dalla legge nazionale. C’è poi il caso di Vicenza, dove il territorio di pianura protetto è di poco superiore al 5 per cento e gli Ambiti territoriali di caccia sono appena due, contro una media provinciale di sei, con una superficie enorme, di 100mila ettari ciascuno, contro i 20mila indicati da Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – per mantenere il legame tra cacciatori e territorio”.
“Nel testo del Piano Faunistico Venatorio regionale sono evidenziati anche altri problemi – già sollevati durante le sedute in Commissione sottolineano i consiglieri -: il Piano sposta più a nord il confine storico della Zona Alpi, consentendo l’entrata di troppi cacciatori in aree prima contingentate e con regole ferree, a cominciare dal divieto del nomadismo venatorio. Questo provvedimento, inoltre non tutela i valichi montani, nel raggio di mille metri uno dei punti fondamentali della legge statale per la protezione degli uccelli migratori”.
“Infine – spiegano i consiglieri Zanoni, Bigon e Guarda – c’è la questione della possibilità di vietare la caccia nei terreni dei privati cittadini, il Piano pone dei paletti non previsti a livello nazionale, come il limite dell’1 per cento della superficie totale regionale costituita da questi terreni. Per esercitare un diritto negato per 14 anni, vengono prescritte condizioni e caratteristiche troppo restrittive e procedure gravose, assenti nella legge nazionale, da cui emerge una forte disparità di trattamento con i cacciatori. Disparità che sono presenti in tutto il Piano”.
Secondo le associazioni La Salsola, Lav, Lipu e Wwf il provvedimento ha molte lacune: “Il piano sembra scritto sotto dettatura delle associazioni venatorie – dichiarano La Salsola, Lav, Lipu, e Wwf – la Regione ancora una volta dimostra più attenzione per la risicata minoranza di cittadini con la licenza di caccia piuttosto che per la stragrande maggioranza che in era di grave crisi climatica chiede con forza maggiori tutele per l’ambiente. “Se il Piano Faunistico Venatorio dovesse essere approvato nella attuale versione sarebbe una grave sconfitta per tutti i cittadini – dichiarano le associazioni – chiediamo quindi al Presidente Zaia e a tutta la maggioranza politica di non perdere questa occasione, migliorando i contenuti del testo durante il percorso di approvazione in aula, aumentando fino al 30% la percentuale di territorio protetto, tutelando tutti i valichi alpini e destinando fondi adeguati alla gestione efficiente dei CRAS di ogni provincia veneta.”