Presentata la Fondazione Cecchettin. Valditara-shock: “Patriarcato non esiste, il problema sono gli immigrati irregolari”
Fanno discutere le parole usate oggi a Roma alla Camera dei Deputati dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, all’evento istituzionale di lancio della Fondazione Giulia Cecchettin, voluta dal padre Gino e dai fratelli Elena e Davide per sostenere realtà attive nella prevenzione e contrasto alla violenza di genere, per realizzare progetti di educazione negli istituti scolastici e per erogare borse di studio.
Nel suo intervento con un videomessaggio Valditara infatti ha negato l’idea che esista ancora (“almeno giuridicamente”) il patriarcato e ha affermato che “occorre non far finta di vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e devianza, in qualche modo discendenti da immigrazione illegale“.
In realtà, è risaputo che la violenza di genere e i femminicidi in particolare hanno a che fare sempre con l’ambito domestico/familiare e le relazioni affettive e non con la presenza sul territorio di migranti senza documenti. Le sue parole sono state accolte con stupore dallo stesso Gino Cecchettin, padre di Giulia, che fu uccisa un anno fa dall’ex fidanzato, studente universitario come lei, fra Vigonovo e Fossò, nel veneziano. Gino Cecchettin, alla fine dell’incontro, ha commentato infatti così le parole del ministro: “Diciamo che ci sono dei valori condivisi e altri sui quali dovremo confrontarci, ecco”.
Sul patriarcato (una battaglia fatta sua dalla sorella di Giulia Cecchettin, Elena), nel dettaglio Valditara ha detto: “Per perseguire lo abbiamo di fronte due strade: una è concreta e ispirata ai valori costituzionali, l’altra è la cultura ideologica. In genere i percorsi ideologici non mirano mai a risolvere i problemi, ma a affermare una personale visione del mondo. E la visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato”. Nonostante ciò, afferma il ministro dell’Istruzione, “nel nostro Paese ci sono ancora residui di maschilismo, diciamo pure di machismo, che vanno combattuti”. Essi “portano a considerare la donna come un oggetto, una persona con minore dignità, che deve subire”.
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L’intervento di Gino Cecchettin
“La fondazione – ha detto invece un emozionato Gino Cecchettin – è qui per dare voce e sostegno a chi non può più urlare, a chi vive nella paura. Non possiamo permetterci di essere indifferenti o voltare lo sguardo altrove. È il tempo di unire le forze”. “Dal giorno in cui è mancata la mia Giulia – ha anche detto – sono state uccise altre 120 donne soltanto in Italia. Migliaia e migliaia nel mondo. Numeri inimmaginabili! Non possiamo più permetterci di rimanere indifferenti. Non c’è più tempo per voltare lo sguardo altrove. In questo ultimo anno ho ricevuto messaggi strazianti di donne intrappolate nella paura. Rosa mi scrive: ‘Ho paura di tornare a casa, so cosa mi aspetta’. Anna mi confida: ‘Lui si apposta davanti casa, osserva me e le mie figlie. Suona il campanello di continuo. Siamo prigioniere’. E Vanessa: ‘Ho denunciato tre mesi fa, ma sono ancora in casa con lui. Se prima era difficile, ora è diventato un inferno. Sono sola… sarò la prossima?’. Di fronte a queste realtà, come possiamo restare impassibili?”.
Le reazioni in Veneto alle parole di Valditara
“Il ministro Giuseppe Valditara parla di ideologia con riferimento al patriarcato, ma la vittima dell’ideologia è proprio lui che attribuisce all’emigrazione le colpe del dramma dei femminicidi”. Così il consigliere regionale Arturo Lorenzoni che interviene “Dopo l’infelice uscita di stamane da parte dello stesso Valditara: avere un Dicastero guidato sulla base dell’ideologia è il peggio che possa capitare a un Paese libero”.
“Se dipendesse dal ministro Valditara, credo proprio che non ci sarebbe il minimo di speranza di fare dei passi in avanti in difesa delle donne. Le sue parole, pronunciate proprio nel giorno in cui veniva presentata la Fondazione intitolata a Giulia Cecchettin, segnano infatti un limite oggettivo al confronto, limite figlio di un pericoloso pregiudizio. Perché negano l’esistenza di una cultura del predominio maschile, sostenendo semplicemente che il patriarcato possa essere cancellato per legge. E perché legano, cosa smentita dai fatti e dai numeri, il fenomeno delle violenze di genere all’immigrazione”. La presa di posizione è della capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Veneto Vanessa Camani.
“Per fortuna, malgrado sia preoccupante affidare l’istruzione italiana a chi è portatore di questi pensieri – prosegue l’esponente dem – esiste uno spazio aperto oltre Valditara, uno spazio di dialogo e condivisione tra diverse forze e orientamenti politici che fanno sperare in una battaglia comune contro la violenza sulle donne. Uno spazio dove non esiste ideologia, ma solo la presa d’atto che dobbiamo unire gli sforzi per tutelare e rendere le donne libere, senza aver paura di parlare di patriarcato e di utilizzare la questione di genere per spiegare la violenza degli uomini contro le donne”.
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