Strage dell’autobus a Mestre, primi tre avvisi. Indagati anche due funzionari del Comune
L’agenzia Ansa riporta stamattina la notizia – attesa – sul piano delle indagini relative alla strage di Mestre, in cui sono morte tragicamente 21 persone. Tre avvisi sarebbero partiti ieri: il primo destinato al rappresentante legale dell’azienda proprietaria dell’autobus in cui viaggiavano l’autista trevigiano morto – Alberto Rizzotto – e 20 turisti (tutti di nazionalità straniere) deceduti dopo la caduta del veicolo dal cavalcavia verso lo stallo ferroviario. La società denominata “La Linea”, proprietaria del mezzo quel giorno in servizio di trasporto a noleggio e diretto a una camping di Marghera.
Altri due interessano funzionari del Comune di Venezia, dirigenti dei settori della viabilità e della manutenzione della rete stradale. Pesantissimi i capi d’accusa di cui i tre indiziati – ma potrebbero essere aggiunti altri nomi in futuro – dovranno rispondere: si parla qui dei reati di omicidio stradale, omicidio colposo plurimo, lesioni personali stradali gravi o gravissime e lesioni personali colpose.
Si tratta di atti dovuti in relazione ai ruoli ricoperti nei tre enti citati, che permetterà loro di partecipare alle fasi di consulenza tecnica e di difendersi dalle accuse al momento solo in ipotesi. Risalendo all’identità delle persone dai rispettivi incarichi nel privato e nel settore pubblico si tratta di Massimo Fiorese, padovano di 63 anni, amministratore delegato della società “La Linea”; Roberto Di Bussolo, 51 anni, residente proprio a Mestre, dirigente del settore Viabilità terraferma e mobilità del Comune di Venezia e Alberto Cesaro, 47 anni, residente a Martellago, responsabile del servizio manutenzione del Comune. A rivelare la “mossa” dei magistrati inquirenti, come cita l’agenzia Ansa, è stata la testata giornalistica “Il Gazzettino”.
Dopo i primi sopralluoghi sul luogo della sciagura, la rilevazione dei 27 punti di contatto con il guard-rail e i rilievi affidati ai tecnici, l’area laterale della carreggiata di destra rimane transennata e delimitata dai nastri di segnalazione ella polizia locale. Lo stesso vale per i resti dell’autobus elettrico semidistrutto dall’impatto a terra e dall’incendio seguente, interdetto ai media e al pubblico e custodito in un piazzale vicino, all’aperto e ancora posto sotto sequestro.