Tante famiglie vicentine si uniscono al cordoglio per l’addio al prof. Zanesco, il medico dei bambini
Da tanti bambini era considerato una sorta di “secondo papà” tra i chi, malato e ricoverato in ospedale, lo vedeva a fianco del letto pronto a sostenerlo nel corso della degenza e per lui in una lunga e prestigiosa carriera di medico specialista in oncoematologia pediatrica. E, dai colleghi e in generali da chi conosce a fondo i reparti d’ospedali dedicati alle cure delle leucemie, genitori stessi dai piccoli pazienti compresi, una sorta di “primo padre” in Veneto del moderno reparto dell’azienda ospedaliera di Padova a stretto contatto con la Fondazione Città della Speranza.
Il riferimento è al professor Luigi Zanesco, scomparso nei giorni scorsi a 87 anni di età -era della classe 1935, si laureò in Medicina nel 1961 – e una decina di anni fa sopravvisse quasi per miracolo ad un incidente stradale che lo segnò profondamente. In questi giorni viene ricordato in tutto il Veneto – a più voci anche nel Vicentino – per la sua vicinanza alle famiglie alle prese con le sofferenze della malattia di un figlio e per il suo contributo prezioso nella ricerca in tante battaglie combattute contro i tumori infantili. Un “pezzo di storia e di cuore” di questa disciplina come è stato definito da uno dei suoi collaboratori nel settore medico in cui si era specializzato.
In prima persona giusto 40 anni fa, nel 1982, è stato tra i fondatori della moderna clinica di ricovero portando una nuova concezione di assistenza ai bimbi malati affetti da patologie oncologiche, contribuendo a erigere il nuovo reparto a Padova che tutt’oggi rappresenta il “faro” per i medici che si lavorano in questo delicato campo di ricerca e di cure pediatriche. Trevigiano nativo di Asolo, fu tra i precursori dei trapianti di midollo osseo a bambini – il primo in Italia a una bimba di 3 anni poi sopravvissuta -, dagli anni ’70, con il suo nome a venire conosciuto ben oltre i confini italiani per la sua attività di scienziato oltre che di insegnante e clinico. E’ stato fino ai giorni nostri presidente onorario dell’Ail – Associazione Italiana contro le Leucemie – dopo aver dato vita in passato alla sezione regionale della stessa sigla.
Tra i primi a esprimere un messaggio di cordoglio, sabato scorso alla notizia della grave perdita per la sanità veneta, è stato il presidente regionale Luca Zaia insieme ai portavoce dell’Università di Padova e a tante altre voci comuni. “Maestro di tutti, uomo di grande valore professionale e umano – si legge nel comunicato a sua firma – padre di tanti piccoli pazienti sofferenti. Così lo ricordano tutti coloro che hanno incrociato nel proprio percorso di vita e di lavoro una delle figure di riferimento dell’oncoematologia pediatrica padovana. Ci ha lasciati un grande clinico, ma sono certo che tutto il mondo della sanità saprà ricordarlo e onorarlo nel futuro, grazie all’eredità che il professor Zanesco oggi ci lascia: una straordinaria attività clinica e scientifica che ha trasmesso con impegno a 360 gradi. Oltre ad essere un maestro per tutta l’oncoemotologia italiana – conclude Zaia nel suo ricordo – è stato un medico di grande umanità, che ricorderemo come un angelo di tutti i bambini sofferenti”.
Molto sentito il messaggio dedicato al prof. Zanesco da parte della Città della Speranza, a cui il medico padovano d’adozione è stato sempre vicino sin dal 1994, anno della nascita della fondazione. “Una figura di riferimento non solo per l’oncoematologia pediatrica di Padova ma anche per la nostra Fondazione. È con lui che abbiamo mosso i primi passi, con lui abbiamo creato un rapporto unico, continuato anche quando ha lasciato il suo incarico e gli è succeduto prima il prof. Carli – scomparso nel marzo del 2021 – e poi il prof. Basso, poche settimane prima. Sicuramente l’oncoematologia oggi non sarebbe la stessa senza Zanesco e probabilmente neanche la nostra Fondazione sarebbe quella che oggi è. Migliaia di famiglie e di bambini che oggi sono diventati adulti gli devono molto. La ricerca pediatrica, come la conosciamo, oggi gli deve molto, anche a livello internazionale. Noi come Fondazione non possiamo che dirgli grazie per tutto quello che ha fatto e per l’eredità che ha lasciato”.