Un post sui social, un biglietto ai familiari e il salto nel vuoto. Indagini sul gesto estremo di un 23enne

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Il giovane studente universitario si è lanciato nel vuoto da un grattacielo non nuovo a simili tragici gesti

Una tragedia immane che, almeno ad oggi, non trova spiegazione. Come non possono, ora, a soli due giorni dalla morte di un giovane figlio, trovare consolazione i genitori. E gli altri familiari, così come gli amici più cari. Uno studente universitario vicentino di soli 23 anni si è tolto la vita gettandosi nel vuoto da un grattacielo di undici piani. A Padova, la città del Santo in cui ateneo il ventenne vicentino studiava ed era ormai prossimo al conseguimento della laurea, nell’anno accademico alle porte.

Il triste fatto, avvenuto in luogo pubblico e ripreso dai quotidiani locali, risale al pomeriggio di mercoledì. La notizia della morte del giovane ha poi raggiunto come un tuono senza una nuvola in cielo una famiglia dell’area del Bassanese, ignara fino a quel momento. Con l’ombra di una presunta storia di stalking che potrebbe celarsi all’origine del suicidio, stando a quanto la stampa padovana cita in questi giorni. Qualcuno, sul web, avrebbe in passato “duplicato” l’account del ragazzo: un possibile furto d’identità, come si evincerebbe da post precedenti al tragico fatto recente.

Indagini in questo senso sarebbero state avviate dalla polizia di Stato, per andare a fondo e verificare se vi siano o meno i presupporti per ipotizzare il reato di istigazione al suicidio. All’indomani emerge l’identità del ragazzo che ha scelto di chiudere con un gesto estremo la sua esistenza terrena, senza che nessuno nella sua cerchia più intima – così pare almeno allo stato attuale – fosse a conoscenza del disagio che lo ha portato a una così perentoria decisione, affidando a un biglietto le sue ultime parole. Due ore prima avrebbe pubblicato un post sul suo profilo social personale, sulla piattaforma Instagram. Sulle reali motivazioni della deliberazione estrema concretizzata con il salto nel vuoto, ad oggi, non può sussistere certezza. Ma l’apertura di un fascicolo sul caso e l’ordine di effettuare l’autopsia rivelano la necessità di approfondire questa vicenda.

Identità dello studente che va riposta in quel riserbo dovuto che spesso si viola in funzione di una mera e inconcludente avidità di conoscere tutto/tutti ad ogni costo. Riserbo dovuto ai familiari prima di tutto, identità che non “va cercata” come ha raccomandato già ieri il sindaco di Romano d’Ezzelino, Simone Bontorin, anche lui profondamente scosso dalla notizia giunta da Padova. “Abbiamo bisogno di molti più orecchi e di occhi, per saper ascoltare e vedere oltre quello che le persone vogliono dirci”.

IMPORTANTE. Tragici fatti come quello sopra descritto consigliano di segnalare ancora una volta come sono tanti i casi in cui eventi analoghi vengono evitati grazie a percorsi di sostegno che hanno permesso di salvare e rigenerare le vite molte persone in difficoltà. Ricordiamo ancora una volta a chi si trova a vivere una fase difficile della propria esistenza che esistono molteplici possibilità di aiuto, ascolto e sostegno offerte da associazioni che conoscono i problemi legati ai disagi personali che possono toccare a chiunque. L’invito per chi dovesse trovarsi in difficoltà temporanea o in condizioni psicologiche di instabilità emotiva è di contattare liberamente e anonimamente gli operatori del numero unico attivi 24 ore su 24, come Progetto InOltre (800.334.343) e Fondazione Di Leo (800.168.768). Risponderanno persone qualificate che potranno prospettare possibili alternative e percorsi già sperimentati in questi anni recenti con ottimi riscontri.