Al San Bortolo un nuovo ambulatorio di terapia laser per le malformazioni vascolari cutanee
Si presentano fin dalla nascita come delle chiazze vascolari piane di colore rosso-violaceo e possono comparire nelle più diverse parti del corpo, frequentemente al viso, con un effetto a volte fortemente antiestetico: sono le malformazioni vascolari capillari cutanee, per le quali l’Ulss 8 Berica è il primo ospedale del Trivento a offrire un percorso completo di diagnosi precoce, monitoraggio e trattamento nel bambino, attraverso un nuovo ambulatorio dedicato gestito in modo congiunto dalla dermatologia e dalla
pediatria dell’ospedale San Bortolo.
«Questo nuovo servizio – spiega la dottoressa Maria Giuseppina Bonavina, direttore generale dell’Ulss 8 Berica – rappresenta un progetto di rilievo sotto diversi punti di vista. Innanzitutto, ed è la cosa più importante, diamo una risposta efficace a tutti quei pazienti, per lo più pediatrici ma non solo, che in precedenza dovevano compiere anche trasferte piuttosto lunghe per trovare assistenza, essendo un servizio offerto solo in pochissimi ospedali in Italia. Inoltre rappresenta un bel esempio di collaborazione multidisciplinare, che è sempre anche un’occasione di crescita professionale per tutti gli specialisti coinvolti.
Non ultimo, è il risultato di un investimento tecnologico ed economico importante, che ha visto la creazione di un vero e proprio Ambulatorio Laser all’interno della Dermatologia del San Bortolo».
A spiegare nel dettaglio cosa sono le malformazioni vascolari cutanee e come possono essere curate è il dottor Luigi Naldi, direttore dell’unità operativa complessa di dermatologia: «Si tratta di una patologia infrequente, con un’incidenza di poche unità ogni 1.000 nuovi nati, ma per chi ne soffre rappresenta una problematica tutt’altro che banale, anche per le conseguenze psicologiche ed emotive che comporta soprattutto se le lesioni compaiono, come spesso succede, in parti del corpo facilmente visibili come il viso e il collo. In questi casi l’unica procedura possibile è il laser. Viene utilizzato sfruttando una specifica lunghezza d’onda, tale da essere assorbita dall’emoglobina contenuta nei globuli rossi: in questo modo il laser induce una reazione detta “fototermica” con produzione di calore molto localizzato, distruggendo in modo selettivo i piccoli vasi responsabili delle macchie, senza danneggiare la superficie
della cute».
Fondamentale la collaborazione con la pediatria, sia per l’individuazione tempestiva dei pazienti sia per la gestione della procedura: «In passato – spiega il dottor Mario Cutrone, pediatra che gestisce l’ambulatorio insieme al collega dermatologo dottor Andrea Sechi – si tendeva ad aspettare almeno l’adolescenza prima di intervenire, con l’idea di lasciare decidere al bambino quando sarebbe stato più grande, ma oggi si è capito che è preferibile un intervento precoce. Questo sia per motivi medici, perché intervenire prima che il danno della malformazione raggiunga uno stadio più avanzato rende la procedura più efficace e più rapida, sia per evitare al bambino le problematiche di tipo psicologico legate alla patologia, soprattutto se le macchie compaiono sul viso o in altre zone visibili, facendo sì che il problema sia già risolto o comunque molto meno evidente al momento dell’ingresso nel percorso scolastico.
Per tutte queste ragioni, la presenza di eventuali chiazze viene verificata già dal pediatra neonatologo, quando il neonato è ancora nel nido ospedaliero, e soprattutto nel caso di anomalie vascolari estese o in sedi particolari vi è anche il coinvolgimento multidisciplinare del pediatra genetista, del neurologo pediatra, dell’oculista, del neuroradiologo, chirurgo pediatra. La malformazione viene quindi monitorata fino al momento di intervenire, generalmente quando il bambino raggiunge il primo anno di età. E poiché la procedura è dolorosa, molto importante è anche il ruolo dei colleghi della Terapia Intensiva Pediatrica per gestire la sedazione del bambino». «Come pediatri – dichiara il dottor Massimo Bellettato, direttore della pediatria del San Bortolo – non possiamo che essere felici di poter curare i nostri pazienti direttamente al San Bortolo per questa problematica, e ci aspettiamo una percentuale importante di bambini provenienti anche da altri territori, proprio perché si tratta di un servizio disponibile in pochi centri in Italia».
Generalmente per trattare la malformazioni dei vasi e ridurre l’impatto estetico delle stesse occorrono da 3 a 5 sedute, talvolta qualcuna in più, che vengono svolte in day hospital a distanza di un paio di mesi l’una dall’altra. In poco più di un mese dall’attivazione del servizio, sono già una quindicina i pazienti trattati, con ottimi risultati preliminari. È da sottolineare inoltre che l’introduzione della terapia per le malformazioni vascolari cutanee rientra nell’ambito di un progetto più ampio che ha visto la creazione di un vero e proprio ambulatorio laser presso la dermatologia del San Bortolo, con l’acquisto di tre diversi dispositivi laser, specifici per diverse tipologie di trattamento, con un investimento complessivo di circa 400 mila euro.
«La tecnologia laser – spiega il dottor Naldi – ha avuto grandi sviluppi negli ultimi anni in ambito dermatologico e oggi è uno strumento efficace per la risoluzione di diverse problematiche: oltre al dispositivo per il trattamento delle lesioni vascolari cutanee, disponiamo di altri laser per il trattamento delle cicatrici o cheloidi, per eliminare le cicatrici da acne o ancora per rimuovere lesioni pigmentarie. Non solo, la disponibilità di diversi dispositivi ci consente anche di utilizzarli in modo combinato, mettendo a punto
protocolli innovativi».