Rapina armata in casa Baggio, i dettagli. Roberto: “Sto bene, ma c’è da superare la paura”
A distanza di 36 ore dall’incursione nella villa immersa nel verde di proprietà di Roberto e Andreina Baggio emergono ulteriori dettagli sul fatto di cronaca di Altavilla Vicentina ma che interessa l’Italia intera, riportata in tutti i telegiornali nazionali. Confermato l’orario dell’entrata in scena della banda composta da sei – non cinque, quindi – rapinatori armati di pistola: erano le 22 di giovedì. Tutti i presenti si trovavano in salotto, seduti davanti a un televisore per la partita Italia-Spagna degli Europei: c’erano il Pallone d’Oro di Caldogno e la consorte Andreina Fabbi, i due figli maschi Leonardo e Mattia – Valentina, la primogenita, vive all’estero – con la fidanzata, e la suocera del 57enne ex calciatore.
Il bottino portato via dal manipolo criminale consiste in denaro contante, orologi e gioielli. Salvi invece i cimeli sportivi del campione di calcio. Gli ignoti, dei professionisti del mestiere che avevano pianificato ogni mossa, hanno agito indisturbati, impiegando circa 40 minuti per fare razzia nelle stanze della villa di via Firenze. Questo dopo aver chiuso a chiave i sei inquilini in uno stanza. E dopo aver colpito Baggio alla fronte con il calcio di una pistola, ad un accenno di reazione, pare un pugno scagliato verso uno dei sei intrusi mascherati nei volti da dei passamontagna.
A parte il “Divin Codino”, nessuna delle persone sequestrate per oltre mezz’ora insieme a lui ha riportato conseguenze fisiche al termine della disavventura. Dopo l’allarme e l’arrivo dei Carabinieri e del nucleo investigativo di Vicenza, l’ex numero 10 è stato accompagnato in ospedale ad Arzignano per ricevere le cure necessarie. Il taglio alla testa, profondo, ha necessitato dei punti sutura. Poi ha fatto rientro a casa nel corso della notte, in famiglia. Il giorno dopo, intanto, ora sulla base delle testimonianze raccolte dai militari, prende campo tra le ipotesi al vaglio che la banda in azione non fosse al corrente che quella casa con più strutture annesse fosse di proprietà di un campione del pallone. Un assalto in villa, “come tanti”, pianificato sì con attenzione ma forse – senza badare al nome dei proprietari.
Questo potrebbe spiegare la sostanziale indifferenza nei confronti delle memorabilia della carriera di Roby Baggio, tra cui il Pallone d’Oro custodito in una teca, più difficile pensare a una sorta di “ladro tifoso” o “ladro gentiluomo”. Anche i fucili da caccia, nonostante in un primo momento fossero stati presi dalla banda, sono stati lasciati in casa prima delle fuga. Per tutta la giornata, ieri, la tenuta è divenuta meta affollata di giornalisti e curiosi, con le forze dell’ordine impegnate a mantenere un minimo di privacy alla famiglia. Baggio non si è mai visto all’esterno e si è limitato a dei saluti da dietro la recinzione.
Nel pomeriggio di ieri ha affidato poche parole al suo manager storico, Vittorio Petrone, che poi commentato la vicenda dopo aver letto il messaggio di Roby, definendosi stupito per la “lucidità dimostrata e la grande forza d’animo” dell’amico. “Ringrazio tutti voi tifosi per il grande affetto ricevuto. In simili circostanze – queste sono invece le parole del messaggio di Baggio riportato dall’agente – può accadere di tutto, e per fortuna, la violenza subita ha generato solo alcuni punti di sutura alla mia persona, lividi e molto spavento. Ora rimane da superare la paura“. Ad Altavilla sono attesi nei prossimi giorni gli esperti del Ris, per fornire altri elementi utili alle indagini, che in primo acchito si sono rivolte all’acquisizione dei filmati di sorveglianza pubblici e privati.
I malviventi avrebbero effettuato pure un sopralluogo nei giorni precedenti, tra sabato e domenica nella zona, in quell’occasione a volti scoperti. La presenza di sconosciuti intorno alle colline di Valmarana non era quindi passata del tutto inosservata, come ha commentato il sindaco locale. Nessuno però poteva prevedere che il target dei criminali in fieri potesse essere la residenza della famiglia Baggio. Da qui, in ogni caso, parte l’azione “manovrata” degli investigatori dell’Arma, con assist del Divin Codino e dei familiari attraverso le loro testimonianze, per andare a segno.