Polpette avvelenate intorno al Lago di Fimon. Muoiono un gatto e un rapace
Allarme veleno intorno ai Colli Berici. Anche la zona intorno al Lago di Fimon si troverebbe a fare i conti con gli assassini più meschini degli animali. Sono state ritrovati, infatti, dei bocconi avvelenati composti da carne e pillole granulari solitamente utilizzate come lumachicida. Esche succulente che nascondono un veleno tossico e spesso letale per animali d’affezione(ma anche selvatici) di piccola taglia, se ingoiati e non curati da un veterinario nelle ore immediatamente successive. A farne le spese un gatto nei giorni scorsi e, forse, anche un uccello rapace ritrovato esanime. Si tratta dell’ennesimo episodio registrato nel territorio vicentino.
L’area in cui è scattata l’allerta e che sarà sicuramente oggetto di un’attenta bonifica per scongiurare nuovi avvelenamenti è quella compresa tra i confini dei territori comunali di Arcugnano e Nanto, fino alle sponde del lago. Il sospetto, in attesa delle analisi di laboratorio, è che si tratti della famigerata metaldeide, composto chimico di colore azzurro di libera vendita e destinato alle disinfestazione da lumache e affini.
Riguardo al povero micio, non sarebbe riuscito a scampare alla morte nonostante le cure veterinarie. I sintomi riscontrati sono quelli noti (tremori e convulsioni) e non ci sarebbero dubbi sull’origine dei dolori atroci patiti dall’animale. Informate le guardie zoofile a riguardo, si attende un nuovo sopralluogo per bonificare il tratto oggetto di segnalazioni.
Episodi analoghi negli ultimi mesi si sono riscontrati in ogni parte della provincia, da Valdagno a Costabissara, da Altavilla ai dintorni di Marostica, dall’Altopiano fino ad Arsiero.
Ormai non c’è paese o città che non abbia avuto a che fare con un fenomeno in preoccupante espansione, in particolare dalla stagione primaverile in poi. Una recrudescenza che ha mietuto e continua a mietere centinaia di vittima, impossibili da quantificare con esattezza.
“Bisogna mettere fine a questo disastro – spiega Renzo Rizzi, capo del nucleo guardie zoofile dell’Enpa di Vicenza – i casi di morti tra gli animali d’affezione e anche selvatici sono in aumento secondo i nostri dati. Spesso coloro che preparano e disseminano queste esche avvelenate da marzo sono cacciatori che mirano a eliminare le volpi, predatori delle specie cacciabili. Oppure nei giardini e orti privati sono cittadini che credono di allontanare i gatti in questo modo illecito, per evitare le loro deiezioni, mettendo a rischio tutti gli animali. Basta pensare a ricci, donnole e altre specie che poi vengono lasciati al loro destino, morendo nei campi o nei boschi”.