Quindicenne morì folgorato nel messinese: Susanna Gemmo e un manager assolti “per non aver commesso il fatto”
La vicentina Susanna Gemmo, presidente di Gemmo Spa, e l’allora manager della stessa società Francesco Trimarchi sono stati assolti dall’accusa di omicidio colposo in concorso per la morte di un quindicenne, folgorato nel Messinese sette anni fa.
Non c’è così ancora nessun colpevole per la morte di Salvatore d’Agostino, il 15enne di Gaggi, deceduto nel 2016 dopo essere rimasto folgorato urtando un faretto nella piazza del suo paese, in un luogo accessibile a tutti, mentre giocava a calcio con gli amici.
Oggi, giovedì 19 ottobre 2023, in Tribunale a Messina, all’udienza finale, dopo un’ora e mezza di camera di consiglio, il giudice Alessandra Di Fresco ha pronunciato sentenza di assoluzione per i due imputati, per i quali la Procura aveva prima richiesto e ottenuto il rinvio a giudizio e poi chiesto una pena di nove mesi di reclusione, istanza cui si era unita anche quella delle parti offese: i genitori del ragazzo si erano costituiti parte civile con l’avvocato Filippo Pagano, del foro di Messina, che aveva anche ottenuto l’autorizzazione alla citazione, in qualità di responsabile civile, della stessa società Gemmo per rispondere, eventualmente in solido con gli imputati, del risarcimento dei danni.
I vertici del colosso vicentino, tuttavia, sono stati assolti non perché il fatto non sussiste ma per non averlo commesso, infatti la giudice Di Fresco ha contestualmente disposto anche la trasmissione degli atti alla Procura per quanto di competenza: il che significa che l’inchiesta dovrà ripartire daccapo.
L’incidente
L’assurdo incidente è accaduto la sera del 2 agosto 2016, nella piazza antistante la Chiesa Madre della frazione di Cavallaro. Salvatore, per recuperare il pallone, aveva oltrepassato una ringhiera ma aveva toccato un faretto: non sarebbe successo nulla se l’impianto fosse stato a norma, invece la tremenda scarica elettrica che l’ha investito non gli ha lasciato scampo, fulminandolo. Dopo 18 giorni di coma è spirato, gettando nella disperazione tutto il paese.
I genitori si sono rivolti all’avvocato Pagano e, per tutte le questioni risarcitorie e stragiudiziali, a Studio 3A-Valore (società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini), che si era subito attivata anche per supportare le indagini.
Il legale ha presentato un esposto alla Procura, che aveva aperto un fascicolo contro ignoti, chiedendo di individuare il proprietario dell’area, il titolare dell’utenza che alimentava il faretto e il fornitore dell’energia, chi l’avesse collocato collegando i cavi e mettendolo in esercizio, a chi competesse la manutenzione; che si accertasse se l’installazione fosse a norma viste la mancanza di griglie di protezione e cartelli di pericolo e la presenza di nastro adesivo ormai consunto che attestava un datato e maldestro intervento sui cavi; che si documentasse lo stato dei luoghi e l’accessibilità a tutti.
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L’indagine e il processo
Nell’estate 2017 la svolta: la Procura ha iscritto nel registro degli indagati Susanna Gemmo, 60 anni, e Trimarchi, 42, rispettivamente presidente del Cda e responsabile dell’ufficio Tecnico e Gare d’Appalto (con particolare riferimento a quelle per la Sicilia) della Gemmo, colosso del settore delle grandi infrastrutture, impianti tecnologici e servizi, con sede ad Arcugnano (Vicenza).
E’ alla società berica infatti che il Comune di Gaggi aveva affidato la gestione del suo impianto di pubblica illuminazione tramite l’adesione alla convenzione per il Servizio Luce e servizi connessi per le pubbliche amministrazioni con la centrale acquisti Consip.
Gemmo si era aggiudicata il lotto 8 della procedura di gara bandita da Consip per il Ministero dell’Economia, quello per la Sicilia, che comprendeva la gestione dell’illuminazione di tante altre città dell’isola, come Catania.
A conclusione delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero titolare del fascicolo, Antonella Fradà, con provvedimento del 9 maggio 2018, aveva chiesto il rinvio a giudizio dei due imputati, cui aveva contestato il reato di omicidio colposo in concorso, “per colpa – per citare l’atto – consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e nel non aver rilevato che i fari installati presso la piazza della Chiesa Madre di Gaggi, ancorché in disuso da anni e privi di lampade, fossero alimentati dall’impianto di illuminazione pubblica”.
Richiesta ritenuta fondata dal Tribunale di Messina. Il 9 ottobre 2018, all’esito dell’udienza preliminare, il Gup, Eugenio Fiorentino, aveva disposto il rinvio a giudizio di entrambi gli imputati innanzi il Tribunale monocratico di Messina, seconda sezione penale, ammettendo anche la costituzione di parte civile dei genitori e della sorella di Salvatore. Dopo tanti rinvii legati anche alla pandemia e varie udienze si è quindi giunti a quella conclusiva di oggi e alla sentenza di assoluzione, “ma ciò non significa – spiega l’avvocato Pagano -, che l’autorità giudiziaria non dovrà continuare a ricercare e a perseguire i responsabili. Il giudice ha ritenuto che i due imputati non lo fossero ma entro novanta giorni depositerà le motivazioni che saranno determinanti per orientare la nuova inchiesta della Procura: un’ulteriore azione penale che potrebbe riguardare anche altre figure della stessa Gemmo, o l’impresa che aveva ricevuto in subappalto da quest’ultima il servizio di pubblica illuminazione di Gaggi, la Di Bella Costruzioni, o il Comune proprietario dell’area”.
“Siamo comprensibilmente delusi – hanno commentato i genitori della vittima, che erano presenti in aula -, ma la battaglia per la verità e per rendere giustizia al nostro Salvatore non finisce qui. Sappiamo che adesso l’indagine dovrà ripartire da zero e che ci vorranno altri anni, ma confidiamo che prima o dopo si riesca finalmente a capire di chi è la colpa della tragedia che ci ha distrutto la vita strappandoci nostro figlio e che si arrivi ad una adeguata condanna”.