Atti violenti in pronto soccorso: condannato a 14 mesi di carcere un 46enne vicentino
Un uomo di 46 anni che aveva scatenato una baraonda al pronto soccorso del S. Bortolo di Vicenza nei primi giorni dell’autunno scorso è stato condannato dal Tribunale di Vicenza a 14 mesi di reclusione. E’ questa la pena inflitta a Davide Hyde, pregiudicato vicentino che ha vissuto tra Cornedo e il capoluogo berico, attualmente in carcere per altre questioni di giustizia oltre che per la conclamata pericolosità sociale riscontrata in più episodi che lo hanno visto come protagonista. Lo scorso 3 ottobre 2019, secondo le cronache, aveva aggredito il personale sanitario e di sicurezza del pronto soccorso dopo aver perso il senno in sala d’attesa.
Oltre all’accusa di lesioni personali, l’imputato si è dovuto (inutilmente) difendere da quelle di minacce e interruzione di pubblico servizio, per le quali è stato ritenuto responsabile come riportato nell’edizione odierna del Giornale di Vicenza. Non bastarono le guardie giurate presenti nella sala d’accoglienza del reparto emergenze per riportare alla calma il 46enne, descritto come una “furia” incontrollabile da chi era presente, in attesa di cure, in quel giorno. Un incubo, di fatto, per medici e infermieri del polo sanitario berico che più volte avevano lamentato le problematiche per la presenza costante del 46enne in reparto o nelle immediate vicinanze.
L’intervento della polizia di Stato si concluse con il suo arresto e le denunce plurime. Hyde era un habituè nei dintorni dell’ospedale principale della provincia, con problemi legati alla tossicodipendenza, tentativi di recupero falliti in comunità ad Agugliaro in tempi recenti e che per decine di volte si era presentato al pronto soccorso cittadino pretendendo di ricevere cure immediate. Il tutto nell’arco di pochi mesi.
Già nel gennaio 2019 sarebbe stato stato l’artefice di un’altra aggressione a infermiere e personale di vigilanza. Più indietro, nel 2017, era stato arrestato anche allora con l’accusa di rapina aggravata, minacciando un medico della Croce Rossa e utilizzando una siringa come “arma impropria.