“Ball girls”, la fondazione di Rosso querela i centri antiviolenza
La famiglia Rosso contro le associazioni per i diritti delle donne per la questione delle “Ball Girls” le ragazzine-raccattapalle dello stadio Menti vestite in modo succinto. La Fondazione Only The Brave e Renzo Rosso hanno infatti sporto denuncia-querela nei confronti dei membri del Coordinamento Iris, che riunisce sette associazioni del Veneto operanti nel settore dei progetti e della tutela per le donne (Centro Veneto Progetti Donna di Padova, Spazio Donna di Bassano, Cooperativa Iside di Venezia, Telefono Rosa di Verona, Telefono Rosa di Treviso, Donnachiamadonna di Vicenza e BellunoDONNA di Belluno).
Al centro della denuncia-querela, un comunicato del coordinamento, datato 21 settembre e inviato ai media all’indomani della prima uscita – a metà settembre – delle raccattapalle. L’LR Vicenza Calcio, come si ricorderà, coinvolse la squadra giovanile Under16 di volley vicentina che, vestita con pantaloncini molto corti e attillati e canotta a schiena nuda, fu impegnate a bordo campo per la prima partita casalinga della squadra, comprata da Mister Diesel. La società diceva di voler così valorizzare le squadre beriche che giocano in sport “minori” (l’iniziativa è stata ripetuta con altre squadre nelle partite casalinghe successive), ma i commenti dei tifosi sui social e gli abiti delle ragazzine (minorenni) provocarono un pandemonio di polemiche, anche a livello nazionale.
Ad annunciare la querela, la moglie di Renzo Rosso e vicepresidente della Fondazione Otb, Arianna Alessi, che in una nota ufficiale attacca il Coordinamento sostenendo che il loro comunicato aveva un “carattere chiaramente diffamatorio, contenente omissioni e informazioni false e orientato al precipuo fine di screditare e di svilire la Fondazione e Renzo Rosso che, viceversa, portano avanti da anni iniziative solidaristiche in vari ambiti di interesse sociale, nonché in tema di tutela delle donne”.
Il comunicato del coordinamento, in realtà, sembrava prendere spunto dalla vicenda della “Ball Girls” per un attacco che andava oltre. Si ricordava infatti la scelta di Rosso e della sua Fondazione di aprire, “in barba a tutte le direttive nazionali e internazionali e grazie alle consistenti disponibilità economiche della sua Fondazione, un servizio antiviolenza a Bassano nonostante esista già da anni, nel medesimo contesto, Spazio Donna, Centro antiviolenza riconosciuto dalla Regione del Veneto e dal 1522, numero verde nazionale antiviolenza e stalking”. L’équipe del servizio Otb, sarebbe stato composto fra l’altro di professionisti fra cui un avvocato “nel cui curriculum professionale vi è la difesa di stupratori di donne minorenni nonché di uomini maltrattanti”.
Quanto alla vicenda delle Ball Girls, il comunicato del coordinamento parlava di “una delle pagine più tristi, umilianti e gravi nella storia della violenza e della mercificazione del corpo femminile”, sottolineando come “i corpi delle donne non devono mai essere strumentalizzati ai fini di compiacere un becero desiderio maschile”.
“Le circostanze addotte nel comunicato – si legge, in risposta, nell’annuncio di querela della Fondazione Otb -, tra le quali che l’attività svolta a favore delle donne vittime di violenza sarebbe condotta con modalità illegittime e per mera ostentazione di denaro, non corrispondono a verità, e potevano essere appurate facilmente anche solo osservando la pluralità di attività portate avanti dalla Fondazione e dal Fondatore”. Il comunicato si conclude poi con un elenco delle attività svolte dalla Fondazione a livello locale e in altri paesi del mondo, comprese attività per contrastare la violenza di genere.