Chat ambigue e baci furtivi all’alunno di 10 anni. Maestra vicentina indagata
L’unica certezza, ad oggi almeno, consiste nel fascicolo di indagini aperto sulla spinosa e delicata vicenda delle presunte molestie attuate da una maestra di scuola elementare nei confronti di un alunno, di appena 10 anni. I fatti risalgono all’anno scolastico 2017/2018, oggi il ragazzino frequenta un scuola media del capoluogo e non ha più rapporti con quell’insegnante. Si parla di un eccesso di premure e atteggiamenti affettuosi nell’ipotesi più bonaria, oppure di tentata violenza sessuale, nell’accezione lieve delle molestie, in quella che si configurerebbe come un reato.
Ancora più grave in ragione dell’età puerile dell’ipotetica vittima, un bambino vicentino protetto dai genitori dopo il racconto di un bacio – che gli sarebbe stato dato “a stampo” sulle labbra – e la visione di conversazioni via chat ritenute ambigue. Gli approfondimenti dei carabinieri della stazione di Vicenza avrebbero fatto emergere, infatti, decine di messaggi dal contenuto sotto esame. Riscontri che hanno portato il pubblico ministero Barbara De Munari ad aprire un fascicolo per chiarire quanto accaduto.
Lei, maestra di sostegno precaria in una scuola elementare di Vicenza, 41enne e mamma, si è vista notificare nei giorni scorsi l’iscrizione nel registro degli indagati, del tutto inaspettata e improvvisa, dopo la denuncia presentata da padre e madre del suo ex alunno: la coppia si era insospettita leggendo i messaggi archiviati nello smartphone regalato al figlio. Il contenuto, non reso noto nella sua interezza, rivelerebbe un grado di intimità sospetto considerando il ruolo dell’insegnante, oltre alle ovvie considerazioni riguardo le diverse età. A quanto riporta Il Corriere del Veneto, vi sarebbero frasi come «amore mio», «ti amo», «mi sono innamorata, sapessi quanto ti spupazzerei su tutto il mio corpo» e «a dopo amore mio».
La donna ha sempre negato ogni addebito per bocca del suo legale, l’avvocato Michele Grigenti, incaricato del caso insieme al collega Emanuele Fragasso. Si potrebbe trattate di un’esagerazione, e non sarebbe la prima volta, tenendo a debito conto l’età del ragazzino. “La maestra è estremamente provata da questa vicenda – afferma il difensore -, perché in realtà non c’è stato nulla di più di un rapporto affettuoso. Non esistono assolutamente gesta che possano avere una qualsiasi attinenza di natura sessuale”. Le indagini erano in corso da mesi, all’oscuro dell’accusata e dei dirigenti scolastici di un istituto della città. I fatti, che risalirebbero ai primi mesi del 2018, sono emersi solo nei giorni scorsi. Decisivo sarà l’incidente probatorio in calendario tra meno di un mese, il prossimo 27 giugno.
Una storia dai contorni sfumati su cui Procura e Tribunale di Vicenza dovranno far luce con estrema accuratezza e delicatezza. Se si sia trattato di un reato che rischia di infangare indelebilmente la rispettabilità professionale e personale della donna, oltre a causarle problemi di natura giudiziaria, oppure di un eccesso di zelo che ha trascinato tutti i protagonisti in uno spigoloso equivoco, toccherà proprio alla magistratura accertarlo.