Chirurgo plastico “furbetto” nasconde mezzo milione di euro al fisco. Denunciato medico vicentino
Operava in una clinica privata del Vicentino, intascava svariate migliaia di euro per ogni intervento compiuto, ma con altrettanta precisione (chirurgica) distraeva il profitti della professione di chirurgo plastico beffando il fisco italiano. In un quadriennio, la Guardia di Finanza di Vicenza ha stimato in 460 mila euro i ricavi fatti “sparire” dalle carte contabili, a cui aggiungere una serie di costi non deducibili scaricati attraverso un’azienda clinica amministrata dalla moglie. Per altri 300 mila euro.
Dove finivano i soldi? Auto di lusso e vacanze in hotel a cinque stelle, ma anche per pagare le bollette di casa e spese di giardinaggio varie, non certo configurabili come costi legati alla professione. Ciò che invece manca ancora, dopo che stamattina il comando provinciale delle Fiamme Gialle di Vicenza ha reso noti gli esiti dell’operazione, è il nome del medico indagato, mantenuto sotto riserbo ma che verosimilmente uscirà fuori a breve.
Le investigazioni eseguite attraverso l’analisi delle banche dati operative in uso al Corpo del 117, l’esame della documentazione contabile ed extracontabile e l’effettuazione di opportuni riscontri incrociati con la clientela del professionista verificato hanno permesso di far luce su diversi espedienti messi a punto per evadere le tasse. A spiegarlo sono gli stessi finanzieri: “in primo luogo il medico, per interventi di chirurgia plastica eseguiti presso una nota clinica vicentina non a lui riconducibile, ha fatturato solo parzialmente le prestazioni rese, riscuotendo in contanti parte degli extra compensi per un totale di quasi 30 mila euro occultati al fisco. Inoltre, dall’analisi contabile è emerso che negli anni il dottore ha acquistato oltre 1.700 prodotti per la chirurgia estetica (botulino e filler) dal valore di quasi 200 mila euro, a cui sono seguite soltanto 13 fatture emesse per interventi della specie, quindi sono stati ricostruiti interventi totalmente “in nero” per circa 430 mila euro”.
Poi un terzo aspetto, non certo trascurabili ai fini dell’indagine, che va a compromettere la posizione della maglie del medico indagato. “Infine, attraverso l’interposizione fittizia di una clinica intestata alla moglie (che svolge in realtà servizi di segreteria nella struttura) si è fatto tassare quali redditi societari (quindi con aliquota Ires al 24%) quelli che in realtà erano redditi professionali (quindi con aliquota Irpef al 43%), deducendo indebitamente anche maggiori costi fra i quali spese di natura privata come l’arredamento di abitazioni, corsi di aggiornamento, utenze domestiche, automobili di lusso e articoli di giardinaggio. Tale meccanismo fraudolento ha consentito di abbattere fittiziamente il proprio reddito dichiarato al fisco di ulteriori 300 mila euro. Per tale motivo, il medico è stato anche denunciato alla Procura per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici”.
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