La analisi dei Ris di Parma per il furto di una Panda poi abbandonata. Individuato l’autore
Forse sorprenderà più di qualcuno, ma la collaborazione del Reparto Investigazioni Scientifiche – meglio noto come nucleo dei Ris di Parma – è garantita anche quando si tratta di risalire al colpevole del furto di un’utilitaria, come una Fiat Panda nell’occasione. La notizia, a metà tra la cronaca e la curiosità, è stata diffusa dalla compagnia dei carabinieri di Thiene, titolari dell’indagine.
I militai dell’Arma anche grazie ai rilievi operati dai colleghi del nucleo specializzato sono risaliti attraverso le impronte digitali all’identità del ladro della vettura, malcapitata protagonista della vicenda, sparita da una località termale in provincia di Brescia a fine dicembre del 2019 e poi ritrovata a Costabissara. Con il forte sospetto che fosse stata utilizzata nei numerosi furti avvenuti in quel periodo nella provincia di Vicenza, in ville e appartamenti.
Il presunto autore del reato, su cui pende ora la denuncia per ricettazione, è stato individuato in un cittadino albanese oggi di 42 anni – P.P. le iniziali rese note in quanto indagato -, pregiudicato già noto alle cronache. Riavvolgendo il nastro ai tempi del ritrovamento della Panda, di cui si occupò nelle prime fase la polizia locale dell’Unione dei Comuni Caldogno, Isola e Costabbissara, si va al 20 dicembre 2019, giorni in cui i rilievi scientifici furono affidati ai laboratori di analisi dei Ris.
La paziente quanto proficua collaborazione ha consentito, seppur a distanza di un anno, di raccogliere tutti gli elementi utili richiesti all’identificazione del malvivente che avrebbe sottratto l’auto o che comunque se ne è servito per probabili losche azioni successive: in particolare l’analisi di campioni biologici e i frammenti di impronte digitali, inviati dalla sezione scientifica del Nucleo Provinciale dei carabinieri di Vicenza al laboratorio parmense. Prelevati da oggetti lasciato maldestramente nell’abitacolo da chi aveva usato la Fiat Panda nei giorni antecedenti all’abbandono.
Dopo il confronto con dna e impronte dei polpastrelli delle dita del legittimo proprietario del mezzo, da escludere tra le tracce ritrovate, si è riusciti a isolare con ragionevole certezza l’identikit biologico del ricercato, risalendo alla sua identità personale attraverso l’incrocio delle risultanze con la banca dati a disposizione delle forze dell’ordine. Un’indagine lunga e articolata, certo, ma che almeno porterà a sottoporre il caso e soprattutto l’uomo all’esame stavolta della giustizia italiana, dopo che fascicolo d’indagine è stato presentato al vaglio della Procura di Vicenza.