Covid-19, nell’Ulss 8 si teme che la terza onda si saldi con la seconda. 200 decessi nelle Rsa
“Il carico per medici, infermieri e operatori è importante e duraturo, ma la capacità di adattamento del personale non è infinita”: sta in questa affermazione fatta ai giornalisti dalla direttrice ad interim della direzione medica dell’ospedale san Bortolo, Romina Cazzaro, tutto il senso della preoccupazione per le prossime settimane e per la capacità del sistema sanitario di resistere all’onda d’urto dell’epidemia da Covid-19.
Lo ha spiegato ancora di più, nella conferenza stampa che si è tenuta all’ospedale San Bortolo, il direttore generale dell’Ulss 8 Berica, Giovanni Pavesi: “Il problema per il sistema sanitario non è lo sforzo di qualche giorno, ma mantenerlo in modo prolungato, avendo inoltre una gruppo di sanitari positivi. E in questa seconda ondata son già due mesi che gli ospedali son sotto pressione”.
E’ questa la preoccupazione che traspare nella dirigenza dell’Ulss 8 Berica: che la terza ondata arrivi a gennaio, prima che si sia potuta smaltire la seconda. I numeri, anche martedì sera, al momento, non lasciano ben sperare: 296 ricoverati complessivi (con i numeri che sono tornati a salire di 9 unità rispetto al giorno prima, anche se il picco del 7 dicembre registrò addirittura 314 posti letto occupati da pazienti Covid). 150 pazienti sono i ricoverati in area medica al San Bortolo (+6), 23 in terapia intensiva sempre a Vicenza (numero stabile da venerdì scorso), 83 all’ospedale San Lorenzo di Valdagno (numero stabile, dopo il picco di 99 il 7 dicembre), 40 all’ospedale di Noventa Vicentina (+3). Numeri che la scorsa settimana hanno toccato apici da quasi “tutto esaurito”.
La stabilizzazione dei numeri però non necessariamente è un buon segno: dipende infatti da come sono compensati i nuovi ingressi, se da dimissioni o da decessi: nelle ultime 24 ore, ad esempio, sono stati 8 nell’Ulss Berica, 132 da inizio dicembre, 34 negli ultimi quattro giorni.
Che ci sia una stabilizzazione fra numeri di positivi e di negativizzati, e fra entrate in ospedale e uscite, con una lieve flessione dei posti letto occupati, è un dato di fatto, ma il bicchiere rimane comunque pieno e il rischio di tracimazione, guardando alle prossime settimane, è concreto. Qualche numero rende più chiara la situazione: all’ospedale San Bortolo ci sono complessivamente ancora 45 posti letto sui 200 ricavati nei vari reparti (da pneumologia a medicina, da geriatria a chirurgia e terapia intensiva) e disponibili per nuovi ricoveri; all’ospedale di Noventa sono occupati tutti e 40 i posti letto disponibili; mentre a Valdagno sono rimasti 13 posti letto sulla novantina di quelli attrezzati per far fronte all’epidemia.
C’è poi un ulteriore un numero che dà la misura della pesantezza della seconda ondata dell’epidemia da Covid-19 nel territorio dell’Ulss 8 Berica, lo ha spiegato Giampaolo Stopazzolo, direttore dei servizi socio-sanitari: sono i 200 morti da settembre nelle Rsa. In primavera erano stati 60. Complessivamente 260 decessi su un totale di 3.800 ospiti: il 7%.Anche per questo, per liberare le celle mortuarie, l’Ulss 8 Berica ha scritto ai sindaci invitandoli a ridurre al minimo di legge (8 ore, in caso di decesso per malattie infettive) il tempo di osservazione post mortem prima di dare il via libera alle sepolture.