Covid in Veneto, giornata nera con 180 decessi. Il virus s’infiltra in altre Rsa vicentine
L’emergenza sanitaria non trova ancora “sollievo” nonostante le restrizioni per il periodo delle festività invernali, e la diffusione del contagio da virus Sars-Cov-2 in Veneto non accenna a placarsi. Il report aggiornato alla prima serata di ieri, mercoledì 29 dicembre, registra 2.806 nuovi casi positivi in regione, di cui 485 riscontrati nella sola provincia di Vicenza, dato aggregato delle due Ulss Berica e Pedemontana. Sono circa 90 mila i veneti alle prese con la pandemia, tra positivi in quarantena, contatti in isolamento e ricoverati.
La cifra quotidiana più inquietante, come ormai da settimane accade, è quella relativa ai decessi con correlazione del morbo Covid-19: dalle 17 di martedì allo stesso orario di ieri sono stati 180 i cittadini veneti caduti sotto l’attacco del virus, la maggior parte negli ospedali ma anche nelle case di riposo falcidiate. Di questi un quarto erano vicentini, precisamente 46 persone. Che rientrano anche nelle ciniche statistiche imperfette dei posti letto “liberati” nei reparti Covid e nelle terapie intensive.
Il trend di dati salienti non muta la sostanza dello stato generale di salute della Regione Veneto, in continuità con la seconda ondata di coronavirus che dalle prime ombre dell’autunno continua a serrare la mascella con veemenza sul territorio e chi lo abita, trovando flebile resistenze nel muro di paglia eretto da ordinanze regionali, decreti presidenziali e comportamenti sociali dei cittadini. Smaltiti gli aggiornamenti dei giorni scorsi “viziati” dia giorni festivi, i nuovi numeri disponibili mostrano come non si riscontrino solide diminuzioni nel numero dei contagi, sull’ordine dei tremila al giorno, mentre il numero dei morti si attesta tristemente a livelli record da inizio pandemia, con il solo Veneto a piangere più di un quarto, il 27,3%, delle vittime di tutta Italia (659 ieri).
Intanto il numero omnicomprensivo dei pazienti in cura, ospedalizzati all’ingresso come positivi al Covid, sfiora ormai quota 3.500 nonostante il saldo che tiene conto dei decessi che àncora il saldo complessivo tra “ingressi” per malattia e uscite (per sopraggiunta guarigione o morte) su livelli costanti o di lieve incremento giornaliero. Sono infatti 3.069 i malati curati in aree non critiche come i reparti di Pneumologia, Infettivologia e i riconvertiti, di cui 424 in provincia di Vicenza, a cui si aggiungono i 395 ricoveri in terapia intensiva in tutto il Veneto (41 tra Santorso, San Bortolo e Bassano).
Riguardo alle strutture assistenziali per anziani e persone con disabilità gravi, nelle Rsa vicentine la situazione è costantemente monitorata dai dipartimenti preposti delle Ulss, in attesa di un aggiornamento dopo lo screening periodico in corso. Nell’Altovicentino, dove sono una dozzina le case di riposo falcidiate dal virus, si registrano altri decessi mentre “cade” uno dei pochi baluardi rimasto fino a Natale e dintorni ancora covid-free, l’Ipab Muzan di Malo, quattro i positivi, subito isolati dopo l’esito dei tamponi molecolari. Nel capoluogo invece, invertono la tendenza i centri gestiti da Ipab di Vicenza, dove calano il numero dei positivi, per lo più asintomatici, dopo un “tributo” purtroppo provvisorio di 17 deceduti in questi due mesi autunnali. Si attende il prossimo 4 gennaio con la prima tornata di vaccinazione per gli anziani ospiti delle strutture, con la speranza che serva per allentare la presa. E salvare le vite più fragili.