False fatturazioni per 600 milioni, scoperta maxi frode nel commercio dei carburanti. Sequestrati 100 milioni
Una maxi operazione condotta dalla guardia di finanza di Vicenza ha portato all’arresto di 9 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e omessa dichiarazione ai fini dell’Iva. La frode fiscale perpetrata dalla banda criminale nei confronti dello Stato ammonta a 600 milioni di euro. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto il sequestro di 32 immobili, tre automobili di lusso, uno yacht di 14 metri e circa 250 conti correnti per un totale di quasi 100 milioni di euro.
L‘indagine è partita da una normale verifica effettuata dalle fiamme gialle vicentine nel settore del commercio dei carburanti. In particolare ha destato sospetto fin da subito la disponibilità di due depositi situati a Sossano e a Villadose in provincia di Rovigo. Nel primo immobile è stata accertata la dismissione da parte di una Srl per la cessazione di attività e successivamente preso in affitto da una neo costituita società a responsabilità limitata. L’attività illecita si è sviluppata nel 2019 con la frode finalizzata all’evasione dell’Iva sui carburanti, così facendo il prezzo di vendita risultava più basso ed estremamente concorrenziale. Nel corso delle indagini è emerso che l’organizzazione malavitosa ha emesso fatture per operazioni inesistenti per oltre 600 milioni di euro consentendo agli acquirenti finali, distributori con insegne cosiddette “bianche” cioè non appartenenti ai grandi gruppi, e agli autori della truffa di conseguire ingenti profitti, alterando peraltro gli ordinari meccanismi della concorrenza e di regolazione del mercato.
I militari hanno dato esecuzione alle misure cautelari disposte dal Gip del Tribunale di Vicenza, le manette sono scattate nei confronti di Murphy Sabounjian, Franco Ortenzi, Luigi Esposito ed Antonio Passaretti. Agli arresti domiciliari sono finiti Gabriele De Matteis e Silvia Maggio mentre per Enzo Pegoraro, Giuseppe Masiello e Maurizio Cammilli è stato disposto l’obbligo di dimora con firma obbligatoria. Il sequestro preventivo in via diretta a carico delle società coinvolte nella frode ammonta a 99.178.938,59 euro e comprende 32 beni immobili, tra i quali una villa con piscina sulle colline della Val di Cornia, in provincia di Livorno, ed una villa in Bressanone, entrambe fittiziamente intestate ad una società di diritto croato riconducibile ad uno degli indagati ed amministrata da un prestanome. Una villa al Circeo, un ufficio a Roma ed altri immobili di pregio fittiziamente intestati ad una società di diritto statunitense con sede nel Delaware amministrata da una società cipriota riconducibile ad altro indagato.
Inoltre sono stati sequestrati vari mezzi di lusso tra cui uno yacht di quattordici metri ormeggiato nel porto turistico di San Vincenzo, nella Maremma livornese, intestato anch’esso a diversa società di diritto croato riferibile ad uno degli indagati, tre automobili di lusso e disponibilità economiche giacenti su duecentocinquanta rapporti bancari/finanziari.