Firme contraffatte a supporto delle liste per le Comunali: 16 indagati tra partiti e civiche
Ammontano a 16 gli avvisi di garanzia inviati dalla Procura di Vicenza, al termine della prima fase di indagini della Guardia di Finanza, a vari soggetti coinvolti nella vita pubblica e l’amministrazione della città berica. Sotto la lente degli investigatori e dei magistrati sono andate le firma raccolte in occasione delle elezioni amministrative del 2023, la cui integrità e autenticità sarebbe stata messa in discussione da una segnalazione – presentata tramite un legale – da parte di un volto noto della politica vicentina. Un esponente, da più parti citato, ex iscritto a Fratelli d’Italia, per il momento senza un nome.
Un input mirato che, poi, ha indotto le Fiamme Gialle a porre in atto una verifica a tappeto sui nominativi di sostenitori presentati dall’intero lotto delle liste in corsa un anno e mezzo fa. Nomi e cognomi al vaglio dei finanzieri del gruppo di Vicenza. Con i rappresentanti poi eletti in maggioranza o minoranza, oppure esclusi dal “parlamento” cittadino di Vicenza.
A confermarlo Simona Siotto, consigliera comunale, nel corso dell’intervista a Tva, ma dalle parti di Palazzo Trissino l’inchiesta in corso era cosa nota, in quanto le prime ispezioni nella sede del Comune – uffici elettorali – risalgono ai mesi scorsi. Firme in ipotesi contraffatte in parte, oppure non autenticate da pubblico ufficiale come prevedono le relative norme. Tra i nomi citati anche quello del vicesindaco Isabella Sala in carica e l’assessore Leonardo Nicolai. Poi Sandro Pupillo, responsabile dell’ufficio gabinetto del sindaco. Emergono poi l’ex assessore Mattia Ierardi, Elisa Bastianello, Franca Mattiello, Maria Teresa Turetta, Davide Berton, Matteo Reginato, Eva Pranovi, Alessandra Lolli, Gioia Baggio, Raffaele Colombara, Alessandro Marchetti, Roberto Cattaneo e Andrea Barengo. In alcuni casi si potrebbero riscontrare firme solo da sottoporre a verifica, in altri si presume il falso in atti d’ufficio.
Gli esponenti coinvolti nelle indagini abbracciano praticamente tutti i principali partiti politici di sostegno ai candidati alle Comunale ’23, dunque dalle aree ideologiche di centrodestra e centrosinistra e M5S, e le coalizioni comprese le liste civiche. Due le contestazioni possibili: la contraffazione delle firme oppure la mancata vidimazione secondo i crismi ufficiali. In caso le contestazioni più gravi portassero a una sentenza di condanna, le pene previste per i responsabili vanno a 1 a 6 anni di reclusione.