“Giro” di società fittizie per evadere il fisco e legami con la camorra. Sequestrati beni per 12,8 milioni di euro
Due persone indagate, ritenute a stretto contatto con la criminalità organizzata – la Camorra in questo caso – in Campania, e decine di beni immobili e conti correnti posti sotto sequestro per un ammontare complessivo di circa 12,8 milioni di euro. Sarebbe questo il risultato conclusivo delle indagini della Guardia di finanza di Vicenza, dopo aver posto sotto attenzione una società di trasporti e consegne e gli articolati intrecci con altre aziende con cui intratteneva, almeno sulla carta, degli affari.
In realtà, secondo quanto reso noto oggi dai finanzieri, molte delle quali rappresentavano solo delle società “cartiere” dove far traslare la manodopera con frequenza al massimo triennale, evitando così di versare la parte di contributi dovuta. Oltre a “dimenticare” di corrispondere l’Iva. Svariati i reati di natura tributaria commessi per i quale sono stati denunciati due imprenditori e una società “capofila” del malaffare, una società per azioni nota e operativa in tutta Italia della quale non è stata resa nota la denominazione. Tra i capi d’accusa più gravi quello di bancarotta fraudolenta.
E’ dei primi di agosto la firma del Gip berico sul un provvedimento di sequestro preventivo di disponibilità di denaro e dei beni posseduti dalla società coinvolta e dai due indagati, per 12.759.945 euro, con cui sono stati sottoposti al vincolo cautelare 19 immobili, 28 terreni, diversi autoveicoli, quote societarie e liquidità su oltre 70 rapporti bancari. Un impero finanziario costruito in barba allo Stato e alla concorrenza nel mercato: di questo ne sono convinte le Fiamme Gialle vicentine che per mesi hanno lavorato su questa pista.
Si tratta dell’epilogo di una operazione avviata in precedenza quando gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Vicenza, attraverso un’approfondita analisi di rischio nel settore dei trasporti su strada, avevano inanellato dei sospetti sul conto di una Spa vicentina. Un’attività capillare già aggiudicatrice di grossi appalti nel settore dei delivering services, che aveva realizzato, attraverso due cooperative e cinque Srl (con sedi fittizie a Salerno, Roma, Milano, Piacenza e Vicenza), un articolato sistema fraudolento finalizzato alla somministrazione illecita di manodopera.
In tale tipologia di frode tutte le obbligazioni nascenti dal rapporto di lavoro subordinato come il versamento dei contributi previdenziali e le ritenute fiscali sui redditi da lavoro dipendente venivano fatte “rimbalzare” ad un soggetto diverso dall’effettivo datore di lavoro: società a responsabilità limitata e cooperative fittizie, destinate a sparire in un valzer di aziende aperte e chiuse in pochi mesi. Grazie alla sistematica emissione di fatture per servizi inesistenti, da parte delle imprese formalmente somministratrici di manodopera, la Spa vicentina ha artificiosamente contenuto i costi del personale, risparmiando sui contributi ed abbattendo l’Iva, riuscendo – in spregio alle regole della libera concorrenza – ad aggiudicarsi commesse da società di rilievo nazionale ed internazionale (queste ultime estranee ed inconsapevoli di tale sistema di frode).
A capo dell’azienda ora sotto “l’occhio del ciclone”, secondo le Fiamme Gialle è stato posto un prestanome, una “testa di legno” insospettabile che nasconde in realtà legami con un imprenditore campano legato alla criminalità organizzata. Le altre società o cooperative sono state attivate, nel tempo, con l’obiettivo di restare operative in media tre anni, per poi essere successivamente rese inattive e sostituite dalle altre neocostituite e nelle quali venivano trasferiti i dipendenti. Gli investigatori hanno ricostruito un’evasione complessiva, per le annualità dal 2017 al 2019, di oltre 7 milioni di Iva evasa a seguito di omessa dichiarazione, circa 3 milioni di Iva non versata e di 2,5 milioni di ritenute non versate.