Il 18 agosto in Congo la beatificazione dei martiri vicentini Faccin e Didonè, missionari saveriani
Partirà per il Congo alle prime ore del 14 agosto la delegazione della diocesi di Vicenza costituita per la beatificazione nel paese africano di quattro martiri, tre dei quali religiosi saveriani e di questi due di origine vicentina.
Il vescovo Giuliano accompagna il gruppo vicentino composto da cinque nipoti di fratel Vittorio Faccin, amici, simpatizzanti e don Simone Stocco, parroco dell’unità pastorale Caldogno-Villaverla. Fratel Faccin infatti nacque a Villaverla e vi rimase fino a quando il suo parroco lo presentò ai saveriani della comunità di Desio per iniziare la formazione. padre Giovanni Didoné invece nacque a Cusinati, frazione di Rosà, e vi rimase fino a quando a 11 anni si trasferì a Ca’ Onorai, frazione di Cittadella (Padova).
“Essere presenti ad un momento di Chiesa così importanti significa accogliere una forte testimonianza evangelica dai missionari che hanno offerto la loro vita nel nome di Gesù per servire un popolo che continua ad essere martoriato da conflitti interni anche oggi”, ha dichiarato il vescovo Giuliano Brugnotto. “Il mio desiderio è di conoscere più da vicino fratel Faccin e padre Didonè in mezzo alla gente che hanno amato e servito. Sono giovani delle nostre comunità che hanno accolto il seme del Vangelo con grande generosità spendendosi per i più poveri. Fratel Vittorio è andato in Congo poco più che ventenne e padre Giovanni lo stesso. Hanno offerto la vita quando avevano trent’anni. Sono un grande esempio anche per i nostri giovani che cercano un senso alla loro vita con il coraggio di dedicare tempo ed energie a favore di popolazioni povere con l’esperienza di missio giovani. Questi nuovi beati sono un segno di grande speranza anche per gli altri giovani e certamente il loro sangue non è stato versato invano. La nostra Chiesa diocesana è una comunità generativa di nuovi giovani attenti alla missione anche grazie a questi nuovi beati”, ha concluso il Vescovo.
I due martiri vicentini verranno beatificati insieme a padre Luigi Carrara, anche lui saveriano di origine bergamasca, e al sacerdote diocesano congolese, Albert Joubert. La celebrazione avrà luogo ad Uvira (diocesi di Uvira, Congo) il 18 agosto e sarà presieduta dal Cardinal Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa. Oltre a quella vicentina, arriveranno le delegazioni delle diocesi di Bergamo e Padova, ma anche dalla diocesi di Modena-Nonantola, dove la famiglia Faccin migrò da Villaverla. Complessivamente gli organizzatori si attendono circa 15.000 persone per una beatificazione che sarà un momento molto importante per la Chiesa congolese, non solo per quella cattolica: il martirio di un prete congolese con tre religiosi europei è infatti percepito come qualcosa di molto forte. I 30 italiani provenienti dalle diverse diocesi sono sentiti come eredi dei martiri, la cui beatificazione è avvertita come una Grazia ed una sfida insieme, perché la santità è un cammino per tutti.
Fr. Faccin, p. Carrara, p. Didoné e p. Joubert furono tutti uccisi il 28 novembre 1964. Davanti alla chiesa di Baraka un capo dei ribelli mulelisti invitò fr. Faccin a salire sulla jeep e al suo rifiuto, gli sparò uccidendolo. Dopo aver sentito gli spari, p. Carrara, che stava confessando, si diresse all’esterno della chiesa. Gli venne intimato di salire in macchina ma il saveriano, alla vista del confratello morto, si inginocchiò davanti al suo corpo e qui fu ucciso con un proiettile alla testa. Dopo questi delitti, la spedizione omicida ripartì per Fizi, dove giunse in serata. Qui, si diresse alla parrocchia. Padre Didonè aprì la porta insieme all’abbé Joubert. Alla vista delle armi Padre Didonè fece appena in tempo a fare un segno di croce, quando gli fu sparato in fronte e subito dopo venne sparato al petto all’abbé Joubert. Questi, ferito, tentò di allontanarsi ma fu raggiunto mortalmente da un altro colpo alle spalle.
Il martirio è stato riconosciuto in odium fidei, perché i fatti accaddero in un contesto ateo e antireligioso caratterizzato da un sottofondo magico-superstizioso che animava i Simba.
I quattro martiri sono stati definiti anche “martiri della fraternità” perché le due comunità di Fizi e Baraka erano molto unite. Questi omicidi sono stati una ferita per tutti, non solo per i cristiani, tanto che già trent’anni fa è stato vissuto un momento celebrativo percepito come una vera e propria riconciliazione tra i parenti delle vittime e le due comunità congolesi.
“Mi auguro che questo pellegrinaggio possa generare nuovi semi di pace”, ha aggiunto il vescovo di Vicenza. “Abbiamo bisogno di imparare a riconciliarci continuamente nelle piccole ferite relazionali quotidiane e in quelle molto più gravi, anche a livello internazionale. Questi nuovi beati sono stati segni di pace ed il loro martirio un inizio di riconciliazione. Speriamo di poter imparare dai loro esempi”, ha concluso mons. Brugnotto.
“La prima tappa della delegazione vicentina sarà in Burundi, a Kamenge, periferia nord di Bujumbura Mairie, ex capitale del Burundi”, spiega p. Faustino Turco, saveriano e postulatore della causa di beatificazione dei martiri congolesi. “Abbiamo deciso di celebrare una Messa in questo luogo dove il 7 settembre 2014 sono state uccise tre saveriane perché di fatto questo viaggio è un pellegrinaggio di ringraziamento per la beatificazione dei martiri della fraternità, ma che non vuole dimenticare le vite di chi ha dato tutto per il Vangelo, in particolare queste suore saveriane. Tra l’altro, una di loro, sr Olga Raschietti, era di origine vicentina”, conclude p. Turco.