Il calciatore ex Lane Stefano Guerra morto dopo tre giorni di agonia per la puntura d’ape

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Nel riquadro un'immagine di alcuni anni fa di Stefano Guerra. Sullo sfondo una formazione del Vicenza del 1982/1983 in serie C

Una puntura d’ape è costata la vita a Stefano Guerra, ex difensore nel calcio di serie B e C che ha vestito la casacca biancorossa del “Lane” in passato, da giovanissimo. Il 62enne, veronese di nascita e che vive da tempo in Emilia Romagna – dopo aver concluso la carriera di atleta in Toscana, nel Prato, a metà anni ’90 – era stato ricoverato in gravissime condizioni e in prognosi riservata a causa di uno shock anafilattico.

Guerra, che era entrato in coma sabato, come hanno spiegato i giornali locali di Reggio Emilia, era consapevole di essere allergico alle punture d’insetto e aveva subito chiesto aiuto, prima di essere colpito da un malore: un infarto, con conseguente ricovero d’urgenza in codice rosso.

Stefano Guerra, che aveva giocato una manciata di partite in biancorosso a inizio anni ’80 da ventenne, era ricoverato nel reparto di terapia intensiva all’ospedale di Santa Maria Nuova, il polo medico principale reggiano. L’arresto cardiaco è stato provocato da uno shock anafilattico conseguente alla puntura, probabilmente di un’ape. Da allora il corpo dell’ex difensore ha lottato per tre giorni, purtroppo inutilmente. Sono stati tanti tifosi del calcio storici delle tre regioni – Veneto, Toscane ed Emilia Romagna – che hanno pregando per le sue sorti, dopo aver appreso delle sue condizioni di salute dalle testate on line.

Proprio nel Lanerossi Vicenza ai tempi di ritorno in serie B dopo l’età aurea contraddistinta dai gol di Paolo Rossi, Guerra fu lanciato nel calcio professionistico. Proveniva dall’Audace San Michele, squadra veronese di dilettanti, e fu opzionato dalla dirigenza berica a 18 anni. Poi l’esordio allo stadio Menti come giovane di prospettiva, impiegato all’occorrenza. Dopo tre stagioni in biancorosso l’atleta veneto proseguì la carriera al Prato, in  diversi momenti, e alla Reggiana (con promozione in serie B nel 1989), fino al definitivo ritiro. Proprio nella città “granata”, dove ha messo radici ed era considerato una bandiera, poi ha costruito la sua famiglia e intrapresa una seconda carriera professionale come operatore di banca.