Ingoia 48 ovuli di coca ed eroina. Piantonato in ospedale, espelle mezzo kg di droga
Il provvedimento di espulsione, se così si può definire, non riguardava in prima persona un giovane libico di 26 anni, ma i 48 ovuli di droga che aveva nello stomaco. E’ stata un esame tac a inchiodare al letto di ospedale tale T.V., nordafricano che già in passato era salito alla ribalta della cronaca per un episodio analogo: i sospetti dei finanzieri si erano rivelati esatti e non è rimasto che attendere l’espletamento delle naturali funzioni intestinali per raccogliere le “prove del reato”. Che, nella fattispecie, si configura nel traffico di droga. Gli ovuli contenevano cocaina ed eroina, per un peso complessivo di 530 grammi e un valore stimato intorno ai 50 mila euro di possibile guadagno.
Gli incaricati della guardia di finanza di Vicenza si erano imbattuti nel corriere durante un controllo ferroviario. Lo straniero, a bordo di un treno proveniente da Milano, aveva assunto un atteggiamento nervoso alla vista degli uomini in divisa: risposte vaghe e un’agitazione ingiustificata che hanno indotto i finanziari ad approfondire. Una volta identificato, è emerso che nel 2016 il soggetto era stato “beccato” dopo aver ingerito 65 involucri di sostanza stupefacente. Una modalità che, a quanto pare, andava a genio e soprattutto si dimostrava redditizia per il recidivo.
Con il coordinamento del Tribunale di Vicenza, il sospettato è stato coattivamente accompagnato al S. Bortolo e ricoverato, piantonato dalle forze dell’ordine. Gli esami – una radiografia e una tac – a cui è stato subito sottoposto ha evidenziato le decine di masse scure sospette nell’apparato digerente: non potevano che essere “palline” di droga preconfezionate. Un lassativo e qualche giorno di pazienza hanno fatto il resto. Una volta espulse, le sostanze vietate sono state analizzate, confermando ogni addebito prima solo ipotetico.
Quattro giorni dopo il giovane nordafricano è stato dimesso, e posto immediatamente in stato d’arresto. Gli è stato spiegato dai medici che in caso di rottura di anche un solo degli ovuli avrebbe seriamente rischiato la vita. Ora si trova in cella, a meditare sul suo futuro: in Italia dal 2012, risulta nulla facente e titolare di permesso di soggiorno per protezione sussidiaria.