La Cassazione respinge il ricorso della procura di Vicenza sui sequestri alla Bpvi
“Inammissibile”. La Corte di Cassazione, suprema magistratura civile e penale ma anche ultimo giudice per i ricorsi contro decisioni di organi giudiziari, si è pronunciata negativamente rispetto alla richiesta del procuratore vicentino Antonino Cappelleri, circa il sequestro disposto a maggio scorso di beni per 106 milioni di euro direttamente nei confronti di due dei massimi vertici (passati) di Banca Popolare di Vicenza: l’ex amministratore Samuele Sorato e il suo vice Emanuele Giustini.
Il sequestro era direttamente legato ad uno dei reati contestati nell’inchiesta vicentina sugli illeciti alla Bpvi, cioè l’ostacolo alla vigilanza nei confronti della Consob, l’autorità garante degli investitori nel mercato mobiliare italiano. La decisione della suprema corte mette la parola fine alla complessa vicenda che aveva visto uno scontro diretto fra il procuratore Cappelleri e il Gip Barbara Maria Trenti. Il giudice aveva infatti accolto la richiesta di sequestro richiesta dalla procura, autorizzando la Guardia di finanza a procedere, allo stesso tempo però aveva sostenuto che per il reato in questione dovesse procedere la procura di Milano e non quella di Vicenza. In pratica, il giudice per l’indagine preliminare aveva di fatto con un proprio provvedimento spostato l’indagine in un’altra sede: Cappelleri aveva risposto non procedendo ai sequestri e ricorrendo contro il provvedimento, giudicato “abnorme”, alla magistratura superiore.
Ora la Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda, rifiutando la tesi della procura vicentina. In realtà ormai era una questione superata: lo stesso Cappelleri nei giorni scorsi in audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle popolari venete ha giudicato ormai non più effettuabili i sequestri. Qualunque fosse stato il giudizio quindi la sostanza non sarebbe cambiata. Si attende invece che la Cassazione si pronunci nel merito su “chi” deve procedere all’inchiesta sul filone legato alla Consob, se Vicenza (che vuole indagare) o Milano (che sarebbe ben contenta di lasciare l’indagine ai veneti): su questo specifico argomento è previsto che la corte sentenzi il prossimo 7 dicembre.