Moglie dona rene al marito malato: è il primo trapianto nel nuovo centro del San Bortolo
Giusto il tempo di archiviare l’inaugurazione ufficiale e di avviare subito dopo le prime attività interne che il nuovo Centro Trapianti dell’ospedale San Bortolo ha portato a termine il primo intervento, vale ma a dire un trapianto da donatrice vivente su un paziente. La donatrice è stata quindi una donna, e non una “qualsiasi” per il ricevente: i due protagonisti sono infatti legati da un laccio affettivo, moglie e marito in questo caso. Lui era sofferente di una patologia renale in stadio avanzato.
Le procedure di espianto dell’organo e di innesto risalgono a giovedì della settimana scorsa ma, come impone la delicatezza di questo tipo di interventi chirurgici che quindi esigono un decorso post operatorio del paziente trapiantato da tenere sotto osservazione, la notizia è stata ufficializzata a tempo debito dall’Ulss 8 Berica. Tutto è andato per il meglio, al netto di complicazioni eventuali future da scongiurare, ma come si suole dire il più è stato fatto nel “debutto” operativo del centro berico, costato 700 mila euro e sito nel blocco C al 6° piano.
La conferma giunge puntuale dai medici specialisti coinvolti nella procedura e nella fase operativa del doppio intervento. “Sia il prelievo che il trapianto sono andati bene – è il dott. Oscar Banzato ad affermarlo in veste di Direttore della Chirurgia dell’Ospedale di Noventa e responsabile dell’attività di Chirurgia Trapiantologica per Ulss 8 Berica -. La procedura di prelievo coordinata dal Direttore della Chirurgia Generale dott. Francesco De Marchi è durata 3 ore, mentre il trapianto 2 ore e 10 minuti. Il paziente ha trascorso la prima notte nella nuova Terapia Intensiva Post-Operatoria, diretta dal dott. Vinicio Danzi. Dopo i controlli di routine è stato spostato nel Nuovo Centro Trapianti, mentre la moglie è ricoverata in Chirurgia Generale. Entrambi presto saranno dimessi e potranno tornare ad una vita normale, in particolare il marito, per il quale grazie al trapianto è stato possibile scongiurare una progressiva e grave insufficienza renale terminale”.
Più in dettaglio, dall’azienda sanitaria vicentina si viene a conoscenza che l’uomo in cura era da rene policistico bilaterale, patologia a seguito della quale nei reni si sviluppano cisti multiple che determinano un aumento di volume dei reni (fino ad arrivare ad un peso di 8-9 chili, contro i 150 grammi di un rene in buona salute) ed una parallela perdita della loro funzionalità. “Senza il trapianto – spiega il dott. Banzato – l’evoluzione per il paziente sarebbe stata verso una insufficienza renale cronica terminale. Tre settimane prima era già stato sottoposto ad un intervento chirurgico per rimuovere il rene destro. In queste tre settimane il paziente ha svolto dunque la dialisi in Nefrologia ma è stata fase transitoria in previsione del trapianto già programmato. A proposito di questo, la scelta della moglie di donare il rene ha consentito di evitare lo stress fisico e anche psicologico dell’attesa di un organo, che per donatore da cadavere dura in media non meno di 2 anni, durante i quali la malattia sarebbe progredita penalizzando in modo significativo la qualità di vita. Inoltre in caso di donatore vivente l’organo ricevuto si presenta in condizioni migliori. Il trapianto da donatore vivente è una scelta di grande generosità, ottimale sul piano clinico”.
Un esordio ideale per il nuovo Centro Trapianti del San Bortolo che ospita 4 posti letto di degenza semi-intensiva, di una stanza adibita all’accoglimento del paziente e di una sala terapia dotata di sistema per il controllo in telemetria del paziente, con la possibilità di monitorare i pazienti da remoto presso la postazione infermieristica. Il Centro Trapianti di Vicenza, diretto dal dott. Silvio Marafon, è integrato nella rete inter-regionale del N.I.T. (Nord Italian Transplant), coordinato dal Centro Nazionale Trapianti.