La Folgorante, la squadra che corre ricordando Nikio e dando speranza a chi non vede più
Dal dolore per la malattia (prima) e la morte (dopo) del marito, alla nascita di un gruppo che, correndo, dona speranza a chi non vede più. Sostenuta da un affiatato gruppo di amici, Arianna Zanini ha saputo trovare nella corsa una motivazione per continuare ad affrontare con speranza la vita, dopo la morte per tumore del marito Nicola Castegnaro. “Nikio”, come era soprannominato, è mancato a 36 anni nell’aprile del 2014, lasciando, oltre a una moglie, una figlia piccola anche un’importante eredità. Oltre ad avere donato le cornee, il giovane di Monticello Conte Otto è stato d’ispirazione alla moglie e agli amici per fondare un gruppo sportivo che si impegna nella raccolta fondi per la Fondazione Banca degli Occhi. La Folgorante, questo il nome della squadra, in questi giorni si sta preparando per la Venice Marathon del 22 ottobre, mentre sabato ricorderà Nicola nella serata “Occhio al Nikio” a Monticello Conte Otto. “Corriamo per superare insieme il lutto” racconta la moglie di Nicola, Arianna Zanini (L’Ari o Lari, come la chiamano gli amici).
Arianna, tuo marito aveva deciso di affrontare il male non solo attraverso le cure, ma anche con la scrittura. Puoi raccontarci perché?
“Nicola ha scoperto di avere il cancro a luglio 2013, a Ferragosto ha iniziato la chemio e subito dopo ha ricevuto in regalo un tablet per poter lavorare al suo blog ‘Nikio, cosa mi combini?’ dove avrebbe raccontato per qualche mese la sua lotta al tumore, sfatando quel mito che impedisce di chiamare le cose con il loro nome. In questo modo si è fatto conoscere sul web. La sua avventura è finita la settimana di Pasqua del 2014, e centinaia di persone sono venute a salutarlo, per me è stato un grande onore”.
Come è nata l’esperienza de La Folgorante?
“Qualche mese dopo la morte di Nicola sono stata invitata ad una cena fra amici, Gaetano, Silvio, Franz in primis, dove ho trovato una bellissima torta da cake design con sopra una tartarughina di zucchero verde con una “N” sul guscio. Loro mi hanno detto che quello sarebbe stato il logo della nostra società sportiva in ricordo del Nikio! Ma come? Sport? Lui pescava! Sì, ma noi no, infatti un gruppo di amici, me compresa, aveva già cominciato ad appassionarsi alla corsa e questo sport, sano, economico e facile, si è rivelato con altri risvolti”.
Cioè?
“Ci siamo messi in contatto con la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto, dato che Nicola era riuscito in un gesto d’amore a donare le cornee, e il nostro primo progetto è stato correre la Maratona di Venezia come runners solidali, per raccogliere fondi a favore della ricerca sulle malattie oculari. Questa esperienza ci è piaciuta tantissimo e abbiamo deciso di coinvolgere sempre più persone nelle nostre attività fino all’ ‘Occhio al Nikio’, una serata musicale che tutt’ora inseriamo nella Festa della Comunità di Monticello Conte Otto. Una serata per celebrare le due passioni del Nikio: musica e panino onto. Quest’anno “Occhio al Nikio” sarà sabato 16 settembre dalle 20.30, nella pista polifunzionale della parrocchia”.
Cos’è oggi per voi questo gruppo sportivo?
“Adesso il nostro gruppo è numeroso, organizziamo allenamenti a tutti i livelli, collaboriamo con il Gruppo Marciatori del Comune, siamo attivi nel web col nostro blog, dove raccontiamo le nostre avventure sportive ma soprattutto condividiamo in rete il fatto che siamo persone normali e facciamo cose normali, con scarsi e ridicoli risultati, e qualche successo, che per molti significa arrivare alla fine della gara ed essere sopravvissuti, per collassare poi solo in privato. Ma tutto questo detto così sembra banale. L’avventura della Folgorante è qualcosa che nasce per superare insieme un lutto. Nicola non era uno sportivo, era riservato e silenzioso, ma era uno che si dava da fare per gli altri, attraverso il volontariato e la disponibilità negli eventi locali. Noi adesso per qualche ora stiamo insieme a far fatica, non parliamo di Nicola ma sappiamo tutti perché facciamo questo. Insomma, siamo una squadra sicuramente eterogenea ma ben amalgamata, in genere alla ricerca di corse solidali, possibilmente brevi… e con un ricco pacco-gara”.
L’esperienza, forte, della malattia e della morte di Nicola quali segni ha lasciato in questo gruppo?
“Sembra una frase fatta ma il giorno che ti lascia una persona cara ti crolla proprio il mondo addosso. La rabbia cresce ma non puoi dare la colpa a nessuno, e soprattutto non puoi tornare indietro, e non ci puoi fare niente. Questo almeno è quello che pensavo. Invece alla fine abbiamo fatto qualcosa di grande, anzi, enorme”.