“Valzer” di argento e fatture false tra aziende beriche. Evasi all’erario 10 milioni di euro
“Mancano all’appello” circa 10 milioni di euro alle casse pubbliche, secondo le stime dei finanzieri delle Fiamme Gialle di Vicenza, in base all’esito delle indagini esperite su tre aziende vicentine operanti nel settore orafo e gioielli che avrebbero messo in atto – per più anni – attività truffaldine sul piano fiscale. L’operazione denominata “Filo d’Argento” riguardante imprese operanti nel settore dei metalli preziosi e con sede in provincia di Vicenza ha portato alla luce un articolato sistema di frode fiscale basato sull’emissione di fatture per operazioni inesistenti: per un valore di circa 50 milioni di euro. Una cifra imponente che, tradotta in Iva non versata, conteggia un danno di oltre 10 milioni come sopra accennato.
Le attività investigative svolte dai militari del Gruppo del 117 di Vicenza, rientranti nel più ampio dispositivo di mappatura e controllo delle aziende nel distretto industriale del capoluogo, hanno permesso di appurare che la società azienda vicentina, con sede a Monticello Conte Otto e operante nel settore della produzione e lavorazione di metalli preziosi e semilavorati, è risultata beneficiaria di cessioni di argento puro in regime di esenzione d’imposta, pur non possedendone i requisiti di legge. Va evidenziato come la denominazione dell’impresa in oggetto non è stata resa nota, alla diffusione della notizia nella mattinata di martedì 14 maggio, ma sarà individuata nelle prossime ore.
In particolare, l’articolato meccanismo, basato su un aggiramento del regime di reverse charge, prevedeva che due società interposte acquistavano metalli preziosi allo stato puro da banchi metallo autorizzati in esenzione d’imposta, così come previsto dalla normativa. Tuttavia, le stesse cedevano, a loro volta, la medesima merce acquistata, senza che subisse alcuna trasformazione: facendo figurare, nelle fatture all’uopo emesse, cessioni di prodotti semilavorati. In questo modo, la società beneficiaria acquisiva un rilevante credito Iva – in maniera del tutto indebita – cui non avrebbe avuto diritto se avesse acquistato il metallo prezioso in autonomia. In aggiunta, è emerso che il rilevante debito Iva in capo alle società “filtro” veniva abbattuto tramite apposite società “cartiere” che emettevano fatture per operazioni inesistenti finalizzate a evitare che le stesse versassero tributi all’erario.
Pertanto, le risultanze acquisite nel corso delle attività ispettive svolte dalle Fiamme Gialle vicentine hanno condotto alla segnalazione delle violazioni alla normativa tributaria rilevate alla locale Agenzia delle Entrate nonché al deferimento, a vario titolo, di 14 soggetti, tra amministratori di diritto e/o di fatto e professionisti, alla Procura di Vicenza. I capi d’accusa consistono in dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti), dichiarazione infedele, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e indebita compensazione.
“L’operazione in questione – si legge nella nota del comando – evidenzia come la Guardia di Finanza operi ogni giorno per garantire un fisco più equo e proporzionale all’effettiva capacità reddituale di ogni contribuente, contrastando i gravi illeciti fiscali e garantendo la corretta destinazione delle risorse pubbliche stanziate. Le frodi fiscali finalizzate all’evasione delle imposte producono ricadute negative per l’economia e rappresentano un ostacolo alla leale concorrenza fra imprese, diminuendo il gettito fiscale per le casse dello Stato ed accrescendo il carico gravante su cittadini e imprese oneste“.
La notizia è in aggiornamento