Nasce prematura con spina bifida e idrocefalo: i medici del San Bortolo le donano una speranza
Un intervento di neurochirurgia allestito a tempo da record e di alto livello di difficoltà ha salvato la vita a una bimba nata prematura e con una malformazione grave, la spina bifida aperta, unitamente ad altre complicazioni che ne pregiudicavano la sopravvivenza a breve termine. L’operazione è stata portata a termine nei giorni scorsi dall’équipe del San Bortolo di Vicenza. La neonata, venuta alla luce dopo 31 settimane di gestazione e quindi nata in 7 mesi e mezzo di gravidanza, ha superato la prima fase post-operatoria e quindi si è data la notizia attraverso i canali di comunicazione di Ulss 8 Berica.
Nello specifico la bimba vicentina in termini tecnici era affetta da mielomeningocele, una tipologia di spina bifida aperta ad alto coefficiente di gravità a causa della mancata chiusura della colonna vertebrale e dei tessuti muscolari e cutanei nella parte inferiore della schiena, con l’esposizione del midollo spinale. Un difetto congenito dagli esiti letali, salvo intervenire nel minor tempo possibile, entro le 48 ore dal parto. E’ così è stato.
Oltre a salvarle la vita – la baby paziente è stata dichiarata fuori pericolo, sempre al netto di complicazioni che potrebbero insorgere – il complesso intervento chirurgico completato con successo a Vicenza era mirato a limitare l’esposizione agli handicap fisici nella crescita della bambina, correlati alle malformazioni. Nel presente e nel futuro prossimo la convalescenza della neonata sarà monitorata sotto stretta assistenza dei medici del polo sanitario berico, valutando i rischi di conseguenze neurologiche a lungo termine come deficit motori e/o deficit sfinterici. Accanto a questa malformazione congenita, inoltre, la paziente è affetta da idrocefalo, patologia spesso associata al mielomeningocele che consiste in un accumulo di liquor nei ventricoli cerebrali e che se non trattata può provocare a propria volta gravi effetti a livello motorio e cognitivo.
L’intervento è durato 4 ore, durante il quale è stata riparata la parte terminale (più bassa)
del midollo spinale, isolata e liberata con tecnica microchirurgica dai tessuti malformati e ricostruita la membrana che racchiude il midollo spinale. Nella stessa seduta operatoria, inoltre, i neurochirurghi hanno trattato il secondo problema massivo, l’idrocefalo, tramite l’applicazione di una derivazione ventricolo-peritoneale per controllare la pressione nel cervello e permettere il drenaggio del liquor in eccesso. Oltre agli specialisti di pediatria e neurochirurgia, hanno svolto dei compiti decisivi tra gli altri il pool di anestesisti pediatrici, di terapia intensiva neonatale e chirurghi plastici. Circa una ventina i medici che hanno portato il singolo contributo per costituire la maxi-équipe.
Questo tipo di operazioni chirurgiche si pratica di rado: una decina in Veneto all’anno, al massimo due o tre in media nel polo vicentino. “Questo intervento d’eccezione dimostra l’elevatissimo grado di competenze della Neurochirurgia del San Bortolo – sottolinea la dott.ssa Patrizia Simionato, Direttore Generale dell’Ulss 8 Berica – e allo stesso tempo la presenza all’interno dell’ospedale di Vicenza di un grande spirito di collaborazione tra le diverse équipe, che è essenziale nel trattare i casi più complessi. La paziente, che oggi è fuori pericolo, ha di fronte a sé ancora un percorso molto lungo, e con lei i suoi genitori: auguriamo a tutti loro il meglio e continueremo ad assisterli per tutte le necessità future”.