Nuovo Codice degli appalti, le critiche dell’Ordine degli Architetti berico
Gli architetti vicentini contrari al nuovo Codice degli appalti varato dal Governo e già denominato “Codice Salvini”. L’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Vicenza osserva infatti come il nuovo Codice degli appalti vanifichi anni di conquiste rispetto i concorsi per l’architettura, strumenti importante, che si fa garante della qualità del progetto e rappresenta una garanzia per la qualità e per una corretta modalità di “fare architettura”, nel paese che ha inventato, storicamente, i concorsi.
L’articolo 46 liquida – infatti – in soli quattro commi la questione concorsi, gravità aumentata dall’avvicinarsi dei fondi del Pnrr. L’articolo definisce concorsi di norma in grado unico, con livello pari a un progetto di fattibilità tecnica economica, due fasi solo con adeguata motivazione (comma 2), nessun accenno ai requisiti se non il loro possesso (comma 3).
Il nuovo Codice non solo non è in grado di consentire il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, sottovalutando l’efficacia del concorso di progettazione e compiendo, in questo modo, un passo indietro rispetto alla normativa precedente, ma si preclude la possibilità di realizzare opere pubbliche di qualità. Il mondo delle professioni tecniche, che per loro vocazione e percorso conoscono l’importanza della pianificazione, della programmazione, evidenzia come il nuovo Codice riporti l’Italia indietro, rispetto al contesto dell’Unione.
“Gli ultimi due anni, con l’istituzione del fondo per i concorsi di progettazione e il super concorso per la progettazione di 212 scuole” dichiara Lisa Borinato, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC vicentino, “appariva un segnale forte della politica per superare il rischio della mala architettura che attanaglia la vita dei cittadini. Infatti, un progetto mal concepito o non adeguatamente realizzato determina problemi decennali che ricadono sulla quotidianità. Dopo un breve periodo di illusione, attraverso questo nuovo Codice licenziato dal Governo, si torna indietro e, a farne le spese, sono i cittadini, oltre che i professionisti. Si perde quell’obiettivo imprescindibile che vede nel confronto la crescita delle discipline, dei risultati, con l’ingresso continuo di talento e di idee”.
Qualora il testo sia approvato in questa forma, si potranno creare vari scenari, a dir poco allarmanti: ad esempio sarà ben difficile partecipare al Concorso per gli studi di piccola dimensione, in quanto, per presentare un progetto di fattibilità tecnica economica come quello che si prefigura dalla soppressione del livello definitivo, saranno necessari cospicui investimenti in termini umani ed economici che in pochi saranno in grado di fare. Senza contare che i requisiti indicati nel Codice, sono esclusivamente disegnati sugli studi di grandi dimensione.
Riguardo all’ “appalto integrato”, indicato nel nuovo Codice, si ignorano completamente le passate esperienze su questa strada, che produssero enormi contenziosi tra imprese e stazioni appaltanti, pertanto opere incompiute e risultati mediocri. “L’impressione di noi architetti, è che il nuovo Codice abbia ignorato le proposte avanzate dai professionisti, ovvero gli operatori che quotidianamente sono sentinelle di questo grande comparto economico, che determina il benessere di una Società”, conclude Borinato.