Muro demolito a colpi di trapano per ripicca da un operaio edile: “non mi ha pagato”
Episodio a metà tra la cronaca e la curiosità del giorno che finirà nel “libro” degli interventi più strampalati dell’anno da parte degli agenti di polizia di Stato in forza alla Questura di Vicenza. Un equipaggio delle Volanti, in fatti, ieri poco dopo l’ora di pranzo (erano le 13.30) ha raccolto la segnalazione di un cittadino che informava l’operatore del 113 della presenza di un operaio “armato” di un trapano pneumatico intento a demolire un muro con gran foga, in un cantiere di via Bellini in città.
Un’azione in realtà non certo bizzarra in un cantiere edile, non fosse che il muro che quel giovane manovale arrabbiato stava abbattendo era stato costruito da pochi giorni, a regola d’arte. Una volta posto, i poliziotti hanno chiesto conto delle ragioni di quell’intervento al 26enne nel frattempo identificato, venendo a conoscenza che si trattava di una “ripicca” dello stesso nei confronti del proprietario dell’edificio, a quanto pare inadempiente nel pagamento dovuto per l’opera prestata.
Un ritardo prolungato è emerso poi, nella corresponsione del compenso, che ha suscitato la reazione distruttiva di S.A.S.H., queste le iniziali del cittadino egiziano regolare in Italia con il permesso di soggiorno. Il giovane uomo è stato calmato nelle intenzioni categoriche sia dai poliziotti intervenuti che da un collega di lavoro, sopraggiunto nel frattempo in zona, che lo prima invitato e poi implorato di attendere ancora qualche giorno prima di portare a compimento i vendicativi propositi.
La vicenda si è conclusa, al momento almeno, senza denunce. Sono tati proprio gli agenti delle Volanti a mettere sul vassoio le possibile conseguenze della diatriba in corso: da una parte i danneggiamenti a cosa altrui, dall’altra il mancato rispetto del contratto di lavoro e la possibilità di adire vie legali anche dalla controparte. Dopo la sfuriata, insomma, la pace definitiva dovrebbe arrivare tra le parti entro qualche giorno, e senza la necessità di finire davanti a un giudice.