Parco della Pace, verso una regia unica che coordini tanti operatori

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Sarà un regista unico a gestire i tanti differenti attori del Parco della Pace a Vicenza. Il primo stipulerà con i secondi gli accordi che permetteranno di generare le risorse necessarie alla sostenibilità economica del parco, possibile già nel medio periodo.
La forma giuridica per mettere in pratica tutto ciò sarà una fondazione partecipata.
Sono sostanzialmente queste le conclusioni, sostenute da dati e tabelle, a cui è giunta la società Acube Sb, incaricata dal Comune della redazione del business plan per la gestione del Parco della Pace.

Un lavoro di quasi 40 pagine che l’amministrazione comunale, e in primis l’assessore Leone Zilio e il team formato dal direttore d’Area Servizi al Territorio Gianluigi Carrucciu, dal direttore del Settore Patrimonio, Ambiente e Capitale Naturale Piero Pelizzaro e dal R.U.P. del Parco della Pace Chiara Oliveri, hanno studiato nel dettaglio.
Questa settimana, insieme al Ceo di Acube Sb, Davide Dal Maso, il gruppo ha presentato e commentato il lavoro.

“Il dato più interessante – dichiara Leone Zilio – riguarda il prospetto economico finanziario che fornisce possibili scenari in grado di garantire la sostenibilità economica del parco anche a breve periodo. Lo studio, inoltre, mette in evidenza l’importanza delle tante ‘esternalità positive’ generate dal parco. Una grade risorsa che dovremo misurare e promuovere nella fase di sensibilizzazione degli stakeholder. Il nostro obiettivo, in ogni caso, è aprire il parco entro il 2025“.

Acube Sb è stata incaricata il 12 settembre 2024 della redazione di un modello gestionale organizzativo e di un piano economico finanziario per la grande area verde di 65 ettari. Uno studio ritenuto necessario dall’amministrazione Possamai perché lo sforzo degli amministratori precedenti si era focalizzato principalmente sull’appalto di realizzazione del parco e sul relativo completamento e non sui temi gestionali. Il documento è stato redatto dal consulente dopo elaborazioni frutto di approfondimenti diretti, ricerche di mercato, confronto con realtà locali e con esperti di settore, nonché con i referenti degli uffici comunali.

Lo studio propone all’amministrazione alcuni possibili scenari, evidenziando criticità e punti di forza. Alcuni elementi sono ritenuti imprescindibili. Il fattore tempo, ad esempio, perché i cittadini attendono da decenni la possibilità di fruire del Parco della Pace. Ma anche le finanze pubbliche, la storia del Parco della Pace e le relative funzioni che dovranno necessariamente riguardare ambiente e biodiversità, uso civico e associazioni, eventi e cultura, sport, educazione e attività ricreative, ristorazione.

Il modello gestionale organizzativo
I consulenti sostengono che la sostenibilità economica del Parco della Pace si fonda sulla capacità di generare reddito di alcune attività disomogenee tra loro. Proprio per la loro diversità è ragionevole pensare che ciascuna di essa richieda delle professionalità specifiche e che quindi vengano assegnate a soggetti distinti. Detto diversamente, è difficile pensare che uno stesso soggetto possa gestire attività sportive, educative, immobiliari o di intrattenimento.
Per converso, occorre assicurare una regia unica, che garantisca il coordinamento di tutte le funzioni sia in termini strategici (identità, visione, coerenza) sia in termini operativi (interferenze, compatibilità, convivenza). Già questa prima, banale, considerazione, introduce un primo elemento del modello, cioè l’esistenza di due livelli di intervento distinti.

Nel documento viene poi analizzato il modello di business e la sua complessità, nel senso che lo stesso tiene insieme diverse forme di creazione di valore, anche se quella prevalente è legata alla logica immobiliare.
Il cosiddetto “regista” raccoglierà le risorse necessarie per la gestione del Parco della Pace attraverso la cattura di parte del valore creato dagli operatori che eserciteranno le varie funzioni realizzate al suo interno. Questo prelievo si giustifica con il fatto che il regista metterà a disposizione gli asset di cui ha la disponibilità (in forza dell’atto di concessione di cui è titolare) e per il fatto che la meta-gestione del parco genererà dei benefici diretti e indiretti ai diversi gestori. Si tratta di servizi di base (property e facility management) e di servizi ad alto valore (comunicazione, promozione, posizionamento, relazioni istituzionali, coordinamento). Tecnicamente, il regista sottoscriverà con i gestori dei contratti onerosi atipici, come ad esempio il contratto di locazione più servizi.
Infine è stata formulata la proposta di costituire un soggetto non profit (nel caso specifico, una fondazione) su cui il Comune possa esercitare un potere di influenza indiretta, attraverso la condivisione degli obiettivi strategici.

 

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