Processo Pfas, Viacqua: “Miteni criminale, chiediamo 21 milioni di euro di risarcimento”

L’inquinamento da veleni rilasciati nelle falde e nel territorio non si è esaurito con una firma sugli atti di fallimento della Miteni, nel 2018. Ma continua a minare il presente e il futuro di chi questo territorio lo vive e lo curo. E così, allo stesso modo, la copertura finanziaria da garantire sotto forma di risarcimenti milionari non può “guardare solo al passato” e viene richiesta a chi ha provocato un disastro ambientale senza precedenti, perpetrato su comportamenti definiti come “criminali” in sede di processo.

Una contaminazione che si estenderebbe per oltre 40 chilometri, un danno incalcolabile per l’acqua e per le future generazioni. Il processo Miteni e Pfas entra nella fase cruciale e Viacqua, la società di servizio idrico integrato di Vicenza, ha ribadito ieri in aula la gravità della situazione e le proprie richieste di risarcimento, quantificato in 21 milioni di euro. La società Acqua Venete ne chiede altri 8. La somma complessiva delle varie richieste di enti pubblici, associazioni e comitati fa salire il conto a oltre 200 milioni di euro, ricordando l’impegno costante del gruppo Mamme No Pfas (vedi podcast da ascoltare in calce a questo articolo).

L’avvocato Angelo Merlin ha usato parole dure nel corso dell’udienza di giovedì 20 marzo: “Miteni è un ente criminale – ha sentenziato -. Le sue condotte omissive hanno portato a un disastro ambientale di portata enorme, compromettendo una risorsa essenziale e insostituibile come l’acqua”. In Tribunale di Vicenza, Viacqua ha dunque quantificato in 21 milioni la richiesta economica a titolo risarcitorio, evidenziando l’ampiezza e la gravità della contaminazione: “L’inquinamento delle acque sotterranee ha coinvolto un’area vastissima tra le province di Padova, Vicenza e Verona, con un pennacchio di contaminazione che supera i 40 chilometri”, ha spiegato Merlin. A questo si aggiunge che le concentrazioni di sostanze perfluoroalchiliche sotto lo stabilimento di Trissino sono state definite “incredibili” e l’inquinamento, che continua ancora oggi, non si fermerà.

Ma non è solo una questione di numeri. L’avvocato della società integrata ha puntato il dito contro la responsabilità storica dei vertici dello stabilimento Miteni e degli imputati: “Questo disastro non è stato un incidente. È stato previsto e voluto. Gli imputati hanno scelto di ignorare il problema, di non adottare le misure necessarie, di continuare a scaricare sostanze tossiche nelle falde acquifere come fossero una discarica senza fondo“. Per Viacqua si tratta di una battaglia per la sostenibilità, che non avviene in maniera generica, ma punta a evidenziare le responsabilità di due colossi industriali, due multinazionali come Mitsubishi Corporation e Icig.

L’avvocato di Viacqua, Angelo Merlin

Del resto, i legali delle parti civili sono stati tranchant nell’accusare Mitsubishi, additando ai decisori un ragionamento cinico: si trattava di liberarsi di un problema che i tecnici avevano stimato in almeno 18 milioni di euro. Un disastro che non riguarda solo il presente, ma che peserà sulle generazioni future, stimando una popolazione di 300 mila persone coinvolte nelle tre province venete: “Hanno condannato i nostri figli e i nostri nipoti. Il danno ambientale che hanno provocato incide direttamente sul diritto delle generazioni future di usufruire di una risorsa vitale”. La lista degli imputati riporta 15 nominativi.

Viacqua, che con il suo intervento in aula ha ribadito la richiesta di risarcimento integrale, continua la sua battaglia per la tutela dell’acqua e della salute pubblica. “Non è solo una questione di giustizia per il passato – ha scandito Merlin – ma di responsabilità per il futuro. E questa responsabilità non può essere elusa”. Proprio per questo, finito un processo, se ne deve aprire un altro, per un semplice motivo: la battaglia per l’ambiente e per l’acqua non può fermarsi al 2013, ovvero al termine temporale dei capi d’imputazione del processo Pfas. E questo perché dopo il 2013 c’era chi doveva farsi carico della bonifica, e non l’ha fatto, quindi la Procura dovrebbe intervenire e perseguire. Come il collega Marco Tonellotto la scorsa settimana, anche Merlin ha chiesto quindi la trasmissione degli atti alla Procura.