Frode fiscale e bancarotta nel commercio di pneumatici: tre arrestati e 13 indagati. Fatture false per 28 milioni

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Dalle prime ore di questa mattina, 25 luglio, quasi 40 militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vicenza nei confronti di tre amministratori della società Pendin Gomme, operante nel commercio di pneumatici, con due unità locali a Vicenza (in via Divisione Folgore) e Sandrigo (in via Monte Grappa, lungo la Sp 248) ed un portale web per le vendite online.

Nel contempo, le fiamme gialle beriche stanno eseguendo anche 21 perquisizioni locali presso le abitazioni e gli altri luoghi nelle disponibilità di 13 indagati, nonché all’interno dei locali aziendali di otto società coinvolte nella frode, dislocate tra Vicenza, Padova, Albignasego (Padova), Mestrino (Padova) e Venezia.
Le misure cautelari hanno colpito il “vertice” del sodalizio composto da un 56enne di Montegalda, destinatario di una ordinanza di custodia cautelare in carcere, dalla compagna, una 43enne rumena sottoposta agli arresti domiciliari ed un 58enne di Sandrigo per il quale è scattato l’obbligo di dimora.

L’operazione è l’epilogo di una serie di complesse investigazioni – condotte dal Nucleo di polizia economica finanziaria di Vicenza insieme con l’aliquota di finanzieri della Sezione di polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica e la collaborazione dei militari della tenenza di Thiene – avviate verso la fine del 2022 dopo aver rilevato che l’imprenditore di Montegalda, già arrestato e condannato per analoghe condotte fraudolente, durante la detenzione era riuscito a riorganizzare la propria “struttura operativa” anche grazie all’ausilio di varie “teste di legno” – fra le quali un 56enne marocchino conosciuto nel carcere Due Palazzi di Padova –. Questi ultimi risultavano essere formalmente gli amministratori di tre società “cartiere”, completamente prive di reale struttura operativa ma utili ad emettere fatture false.
L’imprenditore pregiudicato si è fatto, inoltre, aiutare nella sua impresa criminosa anche dalla compagna di origine rumena e dal figlio 26enne, nonché da un ragioniere 47enne di Albignasego (Padova), pure già noto alle cronache giudiziarie, il quale non si è limitato ad un mero contributo professionale ma si è adoperato attivamente per tenere in vita il business della banda, fornendo in prima persona gli strumenti giuridici per reiterare le condotte criminose.

Il sistema fraudolento
Secondo quanto ricostruito degli investigatori, il sistema consisteva nell’acquisto di pneumatici da operatori comunitari (operazioni che, per loro natura, non sono soggette al pagamento dell’Iva, che dovrebbe invece essere assolta alla prima cessione nazionale) da parte delle società cartiere, le quali emettevano false fatturazioni verso le società realmente operative del sodalizio, non provvedendo poi a presentare le dovute dichiarazioni, con conseguente omissione del versamento dell’Iva dovuta. Un escamotage che ha consentito, grazie all’illecito risparmio di imposta, di vendere pneumatici alla clientela finale (automobilisti) a prezzi illecitamente concorrenziali.

Fatture false per 28 milioni
In definitiva, le investigazioni hanno permesso di ricostruire l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 28 milioni di euro, con conseguente Iva evasa per oltre 3 milioni di euro, denaro per il quale le fiamme gialle stanno in queste ore operando il sequestro preventivo disposto dal Tribunale di Vicenza.
Mentre riorganizzavano la struttura illecita, i sodali hanno anche provveduto a “svuotare” le due società utilizzate nella precedente frode fiscale (che era alla base della prima carcerazione dell’imprenditore montegaldese) aggravando in tal modo la loro situazione debitoria (oltre 40 milioni di debiti soltanto nei confronti dell’Erario): per questo l’autorità giudiziaria berica ha richiesto ed ottenuto dal Tribunale di Vicenza la dichiarazione di fallimento, con contestuale denuncia per bancarotta fraudolenta da operazioni dolose e distrattive.

La seconda indagine: coinvolta una società di rugby
A margine del principale filone investigativo, i finanzieri hanno anche scoperto che l’uomo, durante il periodo di carcerazione a Padova, è riuscito ad ottenere il regime di affidamento in prova ai servizi sociali, con conseguente scarcerazione, attraverso la falsa attestazione di attività di volontariato da parte del presidente e di un allenatore di una associazione sportiva dilettantistica vicentina di rugby, i quali hanno rilasciato documentazione fittizia attestante la sua presenza quale piccolo manutentore degli impianti sportivi, mentre in realtà l’uomo si stava dedicando alla gestione delle sue attività illecite.

I reati
Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti (abbreviato f.o.i.), omessa dichiarazione e bancarotta fraudolenta. Infine, l’imprenditore montegaldese, insieme al presidente ed all’allenatore della società sportiva, dovranno rispondere di false attestazioni all’autorità giudiziaria.