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“Siamo al completo”: cena su due turni e prenotazioni impossibili, i vicentini “assaltano” i ristoranti
O ci siamo abituati bene o la crisi, almeno per i ristoranti, non esiste. E’ una frase ricorrente, ma è tutto da dimostrare. E’ facile cadere infatti nell’equivoco che nel lontano 2011 costò una bordata di critiche all’allora premier Silvio Berlusconi, reo di aver detto che gli italiani non stavano poi così male dato che i ristoranti erano sempre pieni. Non siamo in cerca di luoghi comuni, ma cerchiamo di fotografare un dato di fatto in mezzo ad un mondo della ristorazione che, va detto, ha fatto passi da gigante sia in termini di qualità che di diversificazione dell’offerta. Di sicuro c’è che i vicentini non vogliono rinunciare al piacere della tavola pronta. Accade così che per trovare posto nei locali della provincia, si debbano fare davvero i salti mortali prenotando talvolta con settimane d’anticipo. E non solo.
Ve lo dimostriamo. Tralasciate un momento le mete stellate, le cene delle grosse compagnie o le ricorrenze che hanno storia a sé: parliamo di una classica cena tra familiari che magari cercano un ristorante carino per passare un sabato sera di relax gustando qualcosa di buono e di diverso. Abbiamo condotto per voi l’esperimento: una prenotazione per 4 persone in un locale dove assaporare della carne alla griglia. Cominciamo a telefonare attorno alle 16 del sabato pomeriggio: i primi tre ristoranti, tutti appena fuori dal centro di Bassano del Grappa, ci dicono molto cortesemente che è tutto pieno. Il quarto, a Cartigliano, ci informa tramite segreteria telefonica che risponderà solo dalle 19, in orario di apertura: quando chiamiamo, con voce quasi stanca, ci dice che è tutto pieno e che per mangiare di sabato si va al secondo weekend di febbraio.
Ci spostiamo a Marostica: il telefono squilla almeno 8 o 9 volte. Risponde una voce anziana e cordiale: “E’ da ieri che lavoro più al telefono che a badare il fuoco – spiega simpaticamente – siamo pieni anche il prossimo fine settimana”.
Altra zona della provincia, stesso copione. O quasi. Siamo a Montecchio Precalcino: “Qui ci sarebbe possibilità solo dalle 21.45 – spiega una ragazza – con il secondo turno”. Mensa del lavoro scansati. Cambiamo valle e succede l’incredibile. Qui a Castelgomberto il posto c’è, ma per il primo turno: “Vi consiglio di essere puntuali alle 19.30 perchè poi alle 21 dobbiamo liberare il tavolo” ci dice un severo vocione femminile. Stessa cosa a Vicenza: cena a turni. Per un posto completamente riservato senza cambi della guardia e cibo trangugiato infilandosi il cappotto, si va – udite – al 2 marzo. Seguono a raffica Monte di Malo e Schio, nelle colline: pieno, senza appello.
Abbiamo ormai perso le speranze, ma decidiamo comunque di giocarci la carta dei ristoranti in quota. Lastebasse ci va buca, sono al completo e lo sarebbero anche se scegliessimo la domenica. Lusiana idem, con patate, visto che parliamo di cena: “Cari miei – ci dice con fare profetico il gestore – la vedo dura chiamare il sabato e trovare posto. Almeno che non sia per qualche sabato più in là. Però vi posso inserire in lista d’attesa: se qualcuno disdice, vi tengo in considerazione”.
Ed è quando chiunque si sarebbe rassegnato ad un sobrio piatto di pasta con sugo preconfezionato pur di non dover chiamare ancora, che arriva la genialata che non ti aspetti: “Se volete potete passare, qui non prendiamo prenotazioni – spiegano i gestori di un locale di Salcedo – man mano che si libera un tavolo facciamo accomodare”. Accettiamo la sfida e andiamo sul serio: venti minuti di attesa, un po’ ammucchiati nel piccolo bar attiguo al ristorante. Ci chiamano: abbiamo un tavolo. Tutto nostro e senza turni. Buon appetito!