Fusione fra Sovizzo e Gambugliano: la Regione fissa per fine ottobre il referendum
La Prima commissione permanente del Consiglio regionale del Veneto presieduta da Luciano Sandonà (Lega), vicepresidente Vanessa Camani (Partito Democratico), oggi ha sentito in audizione, fra gli altri, i sindaci di Sovizzo e Gambugliano, interessati da un progetto di fusione. Nel corso della stessa seduta, sono stati sentiti anche i colleghi di quattro Comuni per altre due fusioni, una nel bellunese e una nel padovano. Il passaggio in Consiglio Regionale è una delle tappe importanti negli iter di fusione dei Comuni.
Nel dettaglio, si tratta del progetto di fusione di cui al disegno di legge di iniziativa della Giunta regionale numero 207, che prevede l’istituzione del nuovo Comune di Sovizzo, che nascerà dalla fusione fra Sovizzo stesso e Gambugliano: una incorporazione, insomma, dato che sarà Gambugliano a cambiare nome.
La Commissione ha dato audizione, quindi, a Paolo Garbin sindaco di Sovizzo e a Matteo Forlin, primo cittadino di Gambugliano: circa 7500 abitanti il primo, oltre 800 il secondo. I due territori hanno condiviso, fin dalle epoche più remote, le stesse traiettorie storico-culturali e sono già coinvolte, a livello amministrativo, nell’ambito dell’Unione dei Comuni Terre del Retrone, di cui Sovizzo è componente, mentre Gambugliano, con la stessa Unione, ha concluso una convenzione per la gestione del servizio di polizia locale. “Ci hanno ufficializzato che la data del referendum sarà il 29 e 30 ottobre” spiegano i due sindaci, che nel corso dell’audizione hanno auspicato anche il coinvolgimento dei comuni confinanti in un futuro, ulteriore, processo di fusione. Il quorum del referendum, perché sia valido, è fissato al 40% a Sovizzo e al 50% a Gambugliano.
“Nel corso della seduta odierna – ha sottolineato il presidente Sandonà – abbiamo avuto la possibilità di allargare nuovamente lo sguardo verso altri tre progetti di fusione dei comuni, a poche settimane di distanza dall’esame in Commissione del progetto di legge 192, istitutivo del nuovo comune di Polesella Veneta in provincia di Rovigo, che coinvolge le comunità di Polesella e di Guarda Veneta. Ancora una volta, quindi, dalle amministrazioni comunali giunge uno stimolo a guardare con favore alle fusioni e al processo di razionalizzazione dei 563 comuni presenti nel Veneto. La pre-condizione, in questo tipo di processi, è sempre la stessa, ovvero che le aggregazioni siano progressive e partecipate: la Regione del Veneto in questo senso è pronta a fare la propria parte”.
“Prima di tutto – ha ricordato la vicepresidente Camani – è necessario trasferire l’idea che la fusione non è un processo puramente amministrativo che determina lo spostamento della sede municipale o degli uffici comunali. La fusione dev’essere un processo che coinvolge i cittadini sia dal punto di vista della responsabilità che delle conseguenze: dev’essere un processo dal basso che vede i cittadini protagonisti. Non a caso, proprio affinché questi processi abbiano successo, è previsto un referendum confermativo, ovvero il coinvolgimento diretto dei cittadini attraverso l’espressione del voto che è istituzionalizzata: infatti, quello previsto in caso di fusione non è un semplice referendum consultivo, proprio a dimostrazione di un processo che deve ‘stare tra le persone’. Non è soltanto una riorganizzazione di funzioni, una riorganizzazione alla quale i comuni possono dare luogo attraverso le unioni o le altre forme associative tra enti: fusione significa unire sotto tutti i punti di vista le due comunità e in questo senso il protagonismo dei cittadini dev’essere fondamentale”.