Esplode una cassaforte nell’oreficeria. Rubati 20 kg di oro: bottino da un milione
Colpo da un milione di euro stanotte in un’oreficeria di Torri Quartesolo, dove una banda di rapinatori ha fatto irruzione in un’azienda in via Monte Carso, facendo esplodere lo sportello di una delle tre cassaforte che contenevano materiali preziosi. Il valore delle refurtiva sottratta è ingente e corrisponde alla valutazione di circa 20 chilogrammi d’oro, dopo la valutazione effettuata nel corso della mattinata. Il blitz è andato a segno alle 3 di stanotte in località Marola, in una zona a prevalenza residenziale, causando inoltre un principio incendio che ha provocato danni ulteriori nei locali visitati dai malviventi.
I rapinatori, almeno 3/4 persone vista la dinamica complessa dell’azione criminosa, secondo i carabinieri della sezione operativa e del nucleo investigativo hanno utilizzato delle bombole di acetilene per forzare le casse di sicurezza dell’oreficeria “Costa Sergio srl“. Pochi minuti prima erano riusciti ad introdursi, del tutto indisturbati, nella stabile senza attirare attenzioni, studiando il piano nei minimi dettagli.
La banda, infatti, aveva preventivamente sbarrato la strada d’accesso alla ditta di lavorazione orafa allo scopo di rallentare l’eventuale intervento delle forze dell’ordine. Per farlo hanno utilizzato una rete metallica e un telo, rimosso dai carabinieri una volta giunti sul posto. Una mossa astuta ma anche disseminata di incognite, visto che nella via ci sono vari condomini che ospitano decine di famiglie.
Possibile che la banda puntasse anche alle altre due cassaforte presenti, e che qualcosa sia andato storto, e si sarebbe così accontentata, si fa per dire, dei venti chili di preziosi sottratti. Per la fuga successiva, invece, avevano predisposto probabilmente un mezzo di trasporto al di là dei campi agricoli che si trovano sul retro dell’azienda, oltrepassati a piedi per poi far perdere ogni traccia del loro passaggio. Molto probabile che un complice li attendesse nei pressi di villaggio Monte Grappa, oltre il confine territoriale con Quinto Vicentino, da dove si sono definitivamente allontanati. Alle spalle, intanto, un rogo rischiava di divampare e distruggere gli interno dell’edificio.