Una bara bianca come la neve per l’addio a Matteo, travolto dalla valanga in Norvegia
Per qualcuno tra i presenti quel colore bianco candido della bara accolta ieri nella chiesa di Sant’Andrea (a Vicenza) rappresenta l’amore per la neve e la montagna, per altri rimarrà inevitabilmente legato alla sciagura, la valanga che ha travolto e ucciso Matteo Cazzola. A fianco del feretro, sotto l’altare, un paio di scarponi da alpinista e lo zaino. Era il 31 marzo 2023 quando il 35enne ingegnere energetico si trovava all’ultimo giorno di vacanza sulle Lyngen Alps in Norvegia, mentre solo nella data di martedì 18 aprile si è potuto celebrare il suo addio in una Casa del Signore gremita e dopo la lunga attesa per il rientro in patria e in Veneto della salma dello sfortunato giovane uomo.
Lui, così come Pietro De Bernardini, l’altra vittima vicentina in seguito al disastro naturale, era stato spinto a organizzare la visita a quei paesaggi nordici incantevoli della costa Ovest della penisola scandinava dalla passione per la montagna e la natura, ma proprio la montagna e natura lo hanno strappato agli affetti più vari. Scialpinista esperto, si trovava da una settimana con un gruppo di 8 persone, tutte di Vicenza e provincia, nei dintorni del monte Kavringtinden.
Matteo Cazzola è morto sul colpo, quel giorno nefasto, travolto dalla coltre di ghiaccio, neve e detriti che lo hanno sepolto nell’immediatezza del distacco. Uno dei quattro compagni di uscita, il 25enne di Isola Pietro Bernardini, studente universitario in Olanda, è spirata una settimana dopo nell’ospedale di Tromso, e per il suo funerale si deve ancora attendere il nulla osta al rimpatrio del corpo da parte delle autorità norvegesi, per quanto previsto nelle prossime ore.
A distanza di 18 giorni dalla tragedia i genitori di Matteo, Laura e Giulio, insieme all’altra figlia Francesca, hanno potuto almeno ricevere una reale ondata di affetto e di condivisione ieri. Stretti vicino a loro sui banchi della chiesa gli amici più cari del giovane ingegnere, una mente brillante votata ai temi del risparmio energetico, insieme ai colleghi di lavoro della Pietro Fiorentina Spa di Arcugnano, le famiglie della comunità locale di Sant’Andrea e i tanti ragazzi e ragazzi cresciuti ed ora adulti proprio da questi parti. Con Matteo. Tutti coloro che che da oltre due settimane attendevano il giorno del funerale per farsi reciprocamente forza con la presenza e, soprattutto, dare conforto ai familiari.
La cerimonia solenne è stata celebrata da don Claudio Bassotto, che ben conosceva Matteo, animatore dei giovanissimi della parrocchia, anche loro presenti ieri. Lo spazio interno della Chiesa non è bastato per contenere la folla di gente. In tanti hanno assistito alla messa e ai ricordi del giovane dagli altoparlanti allestiti nel sagrato esterno. La famiglia Cazzola aveva declinato la proclamazione del lutto cittadino, ma non c’è vicentino del capoluogo che ieri, probabilmente, non abbia dedicato almeno per un attimo un pensiero alla giovane vittima ingiusta di una passione genuina, e di un destino duro da accettare. “Chi ti ricorderà Matteo, dovrà sorridere. E dovrà sorridere forte”, così come ha detto un amico nel ricordarlo”.