Una seconda chance grazie a un forno. Il progetto Libere Golosità del carcere di Vicenza
Un lavoro da artigiani pasticceri come chiave per rientrare nella società, durante e dopo la reclusione. È questo il senso del progetto Libere Golosità, promosso dal carcere di Vicenza: se ne è parlato ai microfoni della rubrica di Radio Eco Vicentino “Parlami di Te“.
Davide Pio, della rete di cooperative che si occupa del progetto, non ha dubbi sulla sua utilità: “Il lavoro rappresenta innanzitutto un’occasione per guadagnare denaro, che non è una cosa sbagliata; in secondo luogo, è anche un’opportunità per imparare un nuovo lavoro. Un detenuto che prende parte a laboratori simili ai nostri non tornerà facilmente a commettere reati. Non è un favore che facciamo ai soli detenuti: la riabilitazione sociale è un favore nei confronti dell’intera comunità”. Un progetto che non è confinato all’interno delle mura del carcere: “Stiamo allestendo dei negozi per mettere in vendita le nostre creazioni. Al momento uno è attivo a Schio, mentre l’altro si trova a Vicenza”.
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“All’interno della nostra rete di cooperative – prosegue Davide Pio – esistono anche laboratori occupazionali che svolgono una funzione interessante dal punto di vista simbolico. Noi diamo per scontato, ad esempio, che una custodia per occhiali di una grande marca venga realizzata da quest’ultima, in tutte le sue componenti. Invece, molto spesso, queste vengono realizzate nell’ambito dei laboratori occupazionali. Lo stesso vale anche per le buste di cartone e gli alveari che servono a contenere le bottiglie. Le aziende appaltano queste lavorazioni alle cooperative esterne, invece di mantenerle all’interno delle loro linee di produzione”.
Claudio, 52enne di Taranto, è tra i partecipanti al progetto Libere Golosità: “Ho avuto un passato turbolento a causa della tossicodipendenza. In età molto avanzata ho deciso di cambiare vita, e nel 2010 sono venuto a Vicenza. Tuttavia sono ricaduto nel tunnel della tossicodipendenza, e a causa di alcuni piccoli reati ad essa collegati sono finito in carcere”. E da quel momento ha capito di voler cambiare vita, grazie ai laboratori organizzati dal carcere: “Io ero un saldatore, in carcere ho avuto modo di imparare un nuovo lavoro, quello del panettiere”. Ma non è finita qui perchè, come Claudio rivela, “sono diventato anche operatore sociosanitario”.
“Una cosa come la tossicodipendenza, di cui ho sofferto io stesso, porta ad estraniarsi dal rispetto per le regole, incoraggia a trasgredire” prosegue Claudio. “Questi percorsi di reinserimento ci consentono di tornare a rispettare le regole. È un percorso difficile, perchè si tratta di cambiare vita. Il reinserimento però è tutto, perchè grazie ad esso si può ottenere ciò che in passato non si sarebbe mai potuto ottenere. Un mio sogno – confida – è quello di avere una famiglia, o comunque avere una persona al mio fianco con cui passare il resto della mia vita. Inoltre mi piacerebbe rimanere all’interno di questo mondo per poter dare una mano agli altri”.
Sogni ma anche concretezza: “Stiamo lavorando ad un grande progetto – rivela in conclusione Davide Pio -, ovvero un forno rotativo esterno al carcere. Al suo interno ci lavoreranno 30 persone, e a me piace interpretare ciò come un’occasione per eliminare il pericolo che 30 individui tornino a commettere danni all’esterno una volta usciti. Oltre che da una raccolta fondi, l’iniziativa è sostenuta dai ricavi derivanti dalla vendita dei nostri prodotti. Infine possiamo anche contare su supporti istituzionali e da parte delle aziende”.
Gabriele Silvestri